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LA MANIFESTAZIONE

Il fronte del Sì a piazza Syntagma: «Siamo più di quelli del no»

ATENE- Massiccia risposta del fronte pro-euro del “sì” a ad Atene, dove la folla sembra superare quella che ieri sera aveva manifestato per il “no” al referendum. Sono infatti migliaia gli ateniesi che si sono dati appuntamento a piazza Syntagma per rispondere alla «piazza del no» - che ieri nello stesso spazio davanti al Parlamento era riempita da oltre 20.000 persone - nonostante il maltempo: aprono gli ombrelli e restano lì a manifestare mostrando la forza dei numeri.

I sostenitori del movimento “Menoume Evropi” (Restiamo in Europa, che fa capo ai conservatori di Nea Dimokratia dell’ex premier Samaras, ai socialisti del Pasok e al partito europeista To Potami) hanno riempito stasera la Piazza della Costituzione superando persino, secondo alcuni, le presenze di ieri. Una folla imponente si è riversata a partire dalle sette sulla piazza, con treni della metropolitana colmi che non riuscivano neanche a far salire tutti i manifestanti.

Molti gli slogan in piazza (ma anche già nella affollatissima stazione metro Syntagma) tra cui “Grecia, Europa, democrazia”. Moltissime le bandiere elleniche bianche e azzurre mentre molti altri portavano altre bandierine multicolore con la scritta «sì alla Grecia e sì all'euro». Una folla molto diversa da quella vista ieri. Lì c'erano impiegati pubblici, studenti, ex militanti del Pasok ora con Syriza, piccoli imprenditori rovinati dalla crisi.

Stasera è la volta di molti signori e signore di mezz'età con abiti firmati e gioielli costosi, professionisti, giovani in maniche di camicia (di marca), protagonisti insoliti per una manifestazione politica. «Questi vogliono portarci alla rovina - dice Nikos, titolare di uno studio dentistico nel ricco quartiere centrale di Kolonaki (i “medici di Kolonaki” era diventato in Grecia il sinonimo di evasori fiscali, ad un certo punto) - Questo Paese ha fatto tanti sacrifici e Tsipras che fa? Vanifica tutto per accontentare i comunisti puri e duri del suo partito. Dobbiamo votare sì, è l'unico modo per restare in Europa».

Dice invece Giorgos, un quarantenne con un maglione gettato sulle spalle, che lavora all'estero (ma non dice dove): «Che succede se vince il No? Che la Grecia finirà, se le dice bene, ai margini dell'Europa, altrimenti fuori da tutto. E allora perderà la possibilità di far sentire la sua voce tra i grandi, diventerà un piccolo paese senza alcuna importanza. Io questo non lo voglio. Ecco perché sono tornato per votare». Dagli altoparlanti, un oratore attacca il premier, ed ogni volta che viene menzionato il suo nome, giù una bordata di fischi. Ed è lui l'obiettivo delle frecciate più velenose nelle conversazioni: «La sua è una visione sbagliata - dice una signora che parla in maniera animata con una vicina di tavolo in un caffè proprio nel mezzo della piazza, assediato da gente che cerca riparo sotto gli ombrelloni - Gli statali vanno tagliati, punto e basta. Sono troppi e non lavorano. Speriamo che questa chiusura delle banche abbia fatto svegliare i greci. Così vedono dove ci portano questi pazzi». Mentre la manifestazione è in pieno svolgimento arriva la notizia dell'Eurogruppo che tornerà a riunirsi domani. Il referendum si avvicina, e stasera il Fronte del Sì si sente più fiducioso. I sondaggi dicono che potrebbero prevalere, e stasera si sono ritrovati in tanti, tantissimi a far sentire la loro voce. Nonostante la pioggia.

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