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emergenza grecia/il sistema finanziario

La fuga dalle banche greche presenta il conto: serviranno altri 25 miliardi

ATENE - Su 74 miliardi di euro di prestiti del terzo piano per la Grecia oggi si parla di 25 miliardi di euro dedicati a ricapitalizzare le quattro banche maggiori del paese, 7 miliardi di euro per pagare gli arretrati del governo e 42 miliardi per fronteggiare le scadenze del servizio del debito. Prendendo le cifre per la ricapitalizzazione delle banche greche con cautela perché non c’è stato molto tempo per fare studi approfonditi. Si parla ad Atene della possibilità che arrivi appena possibile la società di consulenza americana Blackrock, già chiamata in passato, per verificare i conti delle banche greche in loco. Per ora quindi solo stime ma la convinzione generale che quello sarà il nodo da sciogliere il più in fretta possibile.

Già nel secondo piano di salvataggio del 2012 su 130 miliardi di euro, complessivi 50 miliardi di euro vennero destinati alla ricapitalizzazione delle banche. Oggi la situazione è ancora più compromessa dopo due settimane di chiusura, i crediti inesigibili al 40% e un’economia che da un Pil previsto in crescita del 2,5% è ora stimata dal governo in recessione del 3 per cento. Nel secondo piano inoltre i 50 miliardi destinati alle banche vennero depositati presso il Fondo di stabilità bancario ellenico, un ente che ha l’obbligo di usare i soldi solo per lo scopo a cui era stato destinato, sotto stretta sorveglianza della troika. Oggi sarà ancora così? È possibile, per evitare che il governo greco di Syriza dirotti i fondi verso altre destinazioni.

Le banche greche sono quasi sul punto di non ritorno. Appese come sono da mesi al filo dei prestiti di emergenza (Ela) della Bce, ora congelato a 89 miliardi di euro, dopo essere state escluse dai canali di finanziamenti normali presso l’Eurotower. Il limite di 60 euro giornalieri ai prelievi ai bancomat non ha migliorato la situazione perché, anche ieri, ad Atene davanti a tutti gli sportelli automatici e ai mille e duecento sportelli speciali aperti per i numerosi pensionati senza bancomat, c’erano lunghe code (anche se ordinate) di persone in attesa di prelevare. Secondo fonti bancarie di norma il paese ha 10 miliardi di euro di liquidità, in questi mesi la cifra è esplosa a 50 miliardi di euro, una massa di contante spesso nascosta sotto il materasso o in casseforti domestiche o cassette di sicurezza delle banche. Anche le cassette di sicurezza sono “bloccate” dalla legge che ha imposto i controlli di capitale. L’ipotesi del governo è che molti greci abbiamo messo dei contanti nelle cassette per cercare di evitare un prelievo forzoso dei conti correnti o per cautelarsi nel caso del passaggio alla dracma.

Intanto il governo ellenico ha deciso di far restare chiuse le banche greche fino a lunedì compreso ma fonti di funzionari europei hanno fatto trapelare che la maggior parte delle grandi banche della Grecia dovranno affrontare rischi di chiusura o di fusione con altri concorrenti nel tentativo di ristrutturare il settore vacillante in mezzo della crisi finanziaria del paese. Una fonte anonima di Bruxelles ha fatto trapelare l’ipotesi che le quattro maggiori banche del paese si dovranno concentrare in due soli istituti: la Banca Nazionale di Grecia con Alpha, la Piraeus con Eurobank. Una mossa della disperazione per far stare a galla il sistema creditizio unendo le poche forze rimaste a livello di capitali e i molti debiti inesigibili.

Le banche greche hanno liquidità nei bancomat sufficiente fino a lunedì, ha dichiarato il presidente dell’associazione bancaria del Paese, Louka Katseli. «Sappiamo che tutto è garantito fino a lunedì», ha dichiarato ieri Katseli alla tv greca Skai. Le autorità di Atene hanno esteso la chiusura degli sportelli bancari del paese, in corso dallo scorso 29 giugno, fino a lunedì 13 luglio, con una restrizione ai prelievi giornalieri di contanti fino a 60 euro, ma spesso il limite si riduce a 50 a causa del fatto che i biglietti da 20 euro sono esauriti.