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Ancora nessun accordo dai negoziati per il Partenariato Trans-Pacifico

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le trattative nelle hawaii

Ancora nessun accordo dai negoziati per il Partenariato Trans-Pacifico

Un nuovo stop per il cosiddetto «Pivot to Asia», la strategia asiatica del presidente Usa Barack Obama: i negoziati per il Partenariato Trans-Pacifico (Tpp), cioè l'area di libero scambio tra 12 Paesi sostenuta dagli Stati uniti, non hanno portato a un risultato, almeno per il momento.

Dopo diversi giorni di trattativa nelle Hawaii, il rappresentante del commercio Usa Michael Froman, in un comunicato a nome dei 12 Paesi partecipanti, ha insistito che sono stati fatti «progressi significativi», ma l’accordo definitivo non si è ancora visto.
«In più di una settimana di riunioni produttive, abbiamo fatto progressi significativi e continueremo a risolvere il numero limitato di questioni rimanenti, aprendo la strada per la conclusione dei negoziati per la Partenariato Trans-Pacifico», ha detto Froman in una conferenza stampa.

I negoziatori, ha continuato, sono «più fiduciosi che mai che la Tpp è a portata di mano», aggiugendo che i Paesi impegnati nel processo avranno ora discussioni bilaterali per cercare di eliminare le differenze che tuttora permangono.

Sono otto anni che gli Usa cercano di chiudere questa partita. La posta in gioco è grande: l'area di libero scambio che si verrebbe a creare rappresenterebbe il 40 per cento dell'economia mondiale e sarebbe la punta di diamante di quella strategia per l'Asia di cui il presidente Barack Obama s'è fatto promotore per controbilanciare una sempre più aggressiva Cina. Che, per inciso, non è della partita e ha, nel frattempo, stretto nuovi legami anche con alleati storici degli Usa attraverso la creazione della Banca per le infrastrutture dell'Asia.

Che le cose non fossero facili lo si era in effetti capito anche dal fatto che la conferenza stampa finale dei negoziati era stata rimandata di diverse ore. Segno che i negoziatori stavano ancora cercando di eliminare le differenze.

Quello della Tpp è uno schema che non convince le opinioni pubbliche di diversi Paesi, le quali vedono nell'accordo più un favore alle grandi multinazionali che un reale vantaggio per le economie nazionali. I sostenitori, invece, affermano che la moderna economia globale ha bisogno di un quadro di regole più ampio di quello tradizionalmente rappresentato dall'Organizzazione mondiale per il commercio.

Secondo il negoziatore neozelandese Tim Groser, in realtà, è stato fatto un «buon progresso in questa settimana», ma permangono «diverse questioni importanti, compresa quella della proprietà intellettuale e dell'accesso al mercato dei latticini». Secondo il ministro per il Commercio australiano Andrew Robb, invece, «anche se nulla è deciso finché tutto è deciso», ormai sono state prese decisioni «su oltre il 90 per cento delle questioni».

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