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Migranti, l’Ungheria invia poliziotti al confine e valuta l’uso…

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l’emergenza sulla «rotta balcanica»

Migranti, l’Ungheria invia poliziotti al confine e valuta l’uso dell’esercito

L’emergenza migrazione bussa forte alla porta dell’Ungheria, che già da qualche tempo si sta preparando a respingere l’ondata di arrivi ai propri confini di persone che provengono dal Medio Oriente in fiamme (Siria, soprattutto ma anche Iraq, Pakistan e Afghanistan) e dall’Africa. La cosiddetta “rotta balcanica”, che sta prendendo sempre più piede accanto a quella ormai classica che prevede lo sbarco sulle coste siciliane, vede l’Ungheria (dopo lo sbarco in Grecia, il passaggio attraverso Macedonia e Serbia) come la porta per l’area Shengen e quindi per il Nord Europa.

Il governo di Budapest, però, sembra pronto a tutto pur di non far arrivare i migranti sul proprio suolo nazionale e in queste ore sta persino valutando la possibilità di utilizzare l'esercito per proteggere il confine meridionale del Paese, proprio quello dove da giorni si riversa la maggiore pressione migratoria. L'utilizzo dei militari deve essere avallato dal Parlamento, che ne discuterà la prossima settimana, ma intanto Budapest può già contare sulla recinzione di 175 chilometri, alta quattro metri, al confine con la Serbia per sigillare la propria frontiera e invierà oltre 2.100 agenti di supporto alla frontiera.

I migranti che vengono bloccati dalle autorità ungheresi fanno di tutto per fuggire. Oggi, infatti, la polizia ha sparato gas lacrimogeni per impedire a circa duecento migranti di lasciare il centro di identificazione per rifugiati di Roszke: qui gli immigrati si rifiutavano di lasciarsi prendere le impronte digitali. Secondo la Convenzione di Dublino i rifugiati che chiedono asilo politico devono farlo nel primo Paese in cui vengono identificati, ma nessuno di questi vuole restare in Ungheria.

Intanto, però, la marcia di migliaia di migranti e profughi prosegue: in 100 mila hanno attraversato finora la Serbia, e il flusso è destinato a mantenersi elevato: l'Onu prevede che nei prossimi giorni fino a tremila migranti e rifugiati potrebbero percorrere quotidianamente questa rotta. L'emergenza non preoccupa solo l’Ungheria, ma anche la Bulgaria, dove il governo ha disposto l'invio di mezzi blindati a quattro valichi di frontiera con la Macedonia. Evidentemente c'è il timore che, per aggirare il blocco del muro ungherese, i migranti possano decidere di recarsi in Nord Europa attraverso il territorio bulgaro. Identico il timore di altre nazioni dell’area.

Un gesto distensivo è venuto invece da Berlino, dove il governo di Angela Merkel, in deroga alla Convenzione di Dublino, ha annunciato che i profughi siriani non verranno più rimandati indietro al primo Paese d'ingresso nella Ue. Chi riesce a entrare nell’Unione europea, si attrezza, infatti, per raggiungere per lo più Germania, Austria, Olanda, Svezia, Norvegia.

Proprio in Germania la cancelliera Angela Merkel è stata fischiata dai manifestanti al suo arrivo a a Heidenau, la città vicino Dresda dove una struttura per richiedenti asilo è stata presa di mira dalle violenze degli estremisti di destra. Heidenau, nella parte orientale del Paese, è stata teatro di durissime proteste nel fine settimana per l'apertura di un centro rifugiati. La cancelliera ha bollato come «vili» le proteste, scagliandosi non solo contro i neo-nazisti ma anche contro le famiglie con bambini che hanno aderito alle manifestazioni anti-immigrati.


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