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Dossier «Premi e aiuti Ue a chi fa le riforme»

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Dossier | N. 47 articoliWorkshop The European House - Ambrosetti a Villa d'Este

«Premi e aiuti Ue a chi fa le riforme»

CERNOBBIO

Jean-Claude Trichet, ex presidente della Bce, ne è certo: fra cinque anni avremo finalmente un ministro delle Finanze europeo, quindi una visione federale. Quanto alle riforme strutturali occorrono degli ammortizzatori di bilancio a livello europeo che ne facilitino l’applicazione nazionale. Basteranno questi due elementi a superare la crisi dell’eurozona? Il sondaggio dei partecipanti al Workshop Ambrosetti dice che l’80% crede che l’euro sopravviverà alla crisi, che la Germania ha avuto un ruolo molto positivo o semplicemente positivo per il 41,6% e appena sufficiente per il 25,8% e che le tre priorità fondamentali dell’Ue per migliorare la competitività sono: prima una maggiore convergenza nelle politiche di bilancio e l’armonizzazione fiscale; seconda l’accelerazione dell’innovazione e maggiori investimenti in ricerca e sviluppo; terza uno stimolo alla crescita.

Lars-Hendrick Roeller, consigliere economico del cancelliere Merkel, ha ammesso che servono anche più investimenti sia nazionali che europei, ma che abbiamo bisogno più di progetti che di fondi. Inoltre bisogna favorire l’imprenditorialità. Poi apre la porta a una richiesta dei paesi meridionali dicendo che la Merkel è favorevole a usare fondi europei in cambio di riforme strutturali. «Possiamo agire con accordi vincolanti per attuare le riforme, così da ottenere economie più flessibili ed aperte per essere più competitivi. E a chi dice che la Germania è diventata competitiva a scapito di altri paesi ribatto che questa è un’affermazione ridicola», ha detto Roeller. «Serve una convergenza, ma sono gli Stati i responsabili delle riforme. Poi occorre puntare con decisione sull’agenda digitale che è fondamentale e occorre mantenere la neutralità della rete», ha concluso l’economista.

Quanto a Lars Feld, direttore del Walter Euchen Institute di Friburgo, dopo aver chiarito che la Germania ha un piccolo surplus di bilancio, ha messo in guardia sul fatto che gli sforzi di consolidamento si sono ridotti in Portogallo, Spagna, Francia e Italia mentre la competitività migliora in Irlanda e Spagna e resta al palo in Italia e Francia. «Resto contrario a politiche keynesiane e spero che il Jobs act dia risultati in Italia e che non venga limitato nella sua applicazione dal sistema giudiziario. Quanto alla Francia deve abolire le 35 ore», ha concluso Feld.

«La media di ore lavorate in Francia è di 37-40 ore a settimana – ha ribattuto Emmanuel Macron, ministro dell’Economia francese del governo Valls – quindi la realtà è già diversa. Più che abolirla la legge sulle 35 ore va resa più flessibile e più che aumentare la competitività deve aumentare la produttività che si lega alla crescita. È molto importante aumentare la flessibilità del mercato del lavoro: troppe regolamentazioni bloccano la flessibilità. Dobbiamo fare le riforme ma dobbiamo accompagnarle con investimenti. In questo quadro il piano Juncker è positivo ma non basta. Sintetizzando la Francia deve fare più riforme, la Germania più investimenti».

«La nuova commissione sta lavorando a una maggiore integrazione del mercato dei capitali – ha detto Jonathan Hill, Commissario europeo per i servizi finanziari – ma occorre anche rafforzare il mercato energetico, digitale e finanziario. La commissione Juncker è partita bene ma ora occorre accelerare. I paesi che hanno fatto le riforme come Irlanda e Ungheria vedono già i vantaggi. Anche l’Italia ha varato la riforme del Jobs act che dovrebbe portare a risultati».

Infine è stata la volta di Yanis Varoufakis, che ha dato la sua versione della crisi greca per ora disennescata proprio dopo le sue dimissioni da ministro delle Finanze. «Tsipras è stato forzato a capitolare e l’Eurogruppo si è di fatto sempre rifiutato di discutere il nostro piano per le riforme, la crescita e il consolidamento del bilancio». Secondo Varoufakis lo stesso Tsipras sa «che il programma concordato con i creditori non è realizzabile».

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