Mondo

La Russia invia militari in Siria. Gli Usa in allerta. Kiev chiude lo…

  • Abbonati
  • Accedi
medio oriente

La Russia invia militari in Siria. Gli Usa in allerta. Kiev chiude lo spazio aereo ai voli russi diretti a Damasco

La Russia ha aumentato il suo dispositivo militare in Siria con due navi per lo sbarco di carri armati e veicoli blindati da trasporto truppe: lo ha riferito un responsabile americano, secondo il quale le due navi sono arrivate a Tartus, ai confini del Mediterraneo, dove i russi dispongono di una base permanente.

Veicoli blindati e decine di soldati si trovano già presso l'aeroporto Bassel al Assad, nella regione di Latakia, roccaforte del regime. «I soldati sono meno di 50», ha indicato un responsabile della Difesa Usa. «Non possiamo dire con certezza se» i russi «sono arrivati per combattere l'Isis o per affrontare l'opposizione» al regime di Assad, ha commentato ancora la fonte.

Intanto però l’Ucraina, secondo quanto riferisce l’agenzia Interfax, ha chiuso il proprio spazio aereo ai velivoli russi diretti in Siria. Lo ha annunciato il premier ucraino Arseni Iatseniuk in un incontro a Bratislava con il suo omologo slovacco Robert Fico. Sale dunque la tensione tra Mosca e i Paesi occidentali, con gli Stati Uniti che non nascondono i loro timori.

Mosca: aiuto alle truppe siriane per combattere l'Isis
Mosca si difende. La Russia sta fornendo assistenza alle truppe siriane perché sono «l'unica forza che può opporre resistenza» all'Isis, ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, sottolineando che «semplicemente non ci sono altre forze organizzate ed efficienti» in quella regione. Gli specialisti militari russi si trovano in Siria per addestrare i soldati di Damasco nell'uso delle attrezzature belliche arrivate dalla Russia e non partecipano al conflitto, ha precisato Peskov.
La Russia è da tempo convinta che Bashar, suo stretto alleato, dovrebbe essere coinvolto negli sforzi della comunità internazionale contro il gruppo jihadista. Peskov ha anticipato che il presidente russo Vladimir Putin parlerà di Siria e di Isis nel suo intervento all'Assemblea generale dell'Onu.

Lavrov: militari russi in Siria da tempo
In Siria ci sono militari russi, da molti anni: lo ha affermato il ministero degli Esteri russo, Serghei Lavrov, aggiungendo che la Russia continuerà ad aiutare Damasco, per prevenire che in Siria si verifichi uno scenario simile alla Libia. Se necessario, ha aggiunto il capo della diplomazia del Cremlino, Mosca adotterà misure aggiuntive, ma nel rispetto del diritto internazionale. Intanto, il ministro russo degli Esteri Sergey Lavrov e il collega americano John Kerry hanno discusso al telefono la crisi siriana per la seconda volta nel giro di pochi giorni. Una intensificazione del confronto che arriva sulla scia delle preoccupazioni espresse da Washington sulla possibilità di un coinvolgimento militare russo nel conflitto, ma anche della condivisa opinione sull'urgenza di una svolta nel Paese mediorientale.

Hezbollah: sono solo “esperti militari”
Sono solo “esperti” militari quelli inviati da Russia e Iran in Siria. Lo dice in un’intervista all'Ansa Abu Zalem, responsabile militare di Hezbollah e reclutatore a Beirut di miliziani sciiti che combattono al fianco delle truppe di Damasco. «In Siria non abbiamo bisogno di truppe da Mosca e Teheran, ma di strateghi», aggiunge Zalem.

Russia sempre più interventista
I fatti mostrano comunque che, nelle ultime ore, è diventato sempre più scoperto il crescente intervento militare russo in Siria a sostegno del presidente Assad, mentre i ribelli islamici avanzano nella provincia nord-occidentale di Idlib conquistando vaste parti della base aerea di Abu al Dohur. Dopo i divieti di sorvolo di Atene e Sofia, che hanno irritato Mosca per la presunta ingerenza Nato, il Cremlino ha iniziato a rafforzare i suoi rifornimenti con un ponte aereo su ''rotte alternative''. Tra queste l'Iran (alleato di Damasco), che ha aperto i suoi cieli accogliendo «tutte le richieste russe», come ha annunciato l'ambasciata russa a Teheran.

Per Mosca sono “aiuti umanitari”
Una via obbligata, probabilmente insieme all'Iraq, perché Mosca vuole evitare di volare sopra la Turchia, anch'essa membro Nato ma soprattutto nemica di Assad. In realtà la Bulgaria aveva subordinato il suo permesso al controllo di quelli che Mosca chiama “aiuti umanitari”, la stessa definizione usata per i convogli con cui si sospetta abbia inviato armi ai ribelli del Donbass. Ma il Cremlino non accetta controlli e quindi anche l'ipotesi che Atene potesse aver cambiato idea, come sostenuto da una fonte dell'ambasciata russa in Grecia, ha perso ogni importanza. Ma rafforza i sospetti, americani ed europei, che la Russia stia gettando le basi per mettere piede in Siria, anche se l'invio di truppe all'estero deve essere prima autorizzato dal Senato.

Gentiloni: «Sarebbe uno sviluppo negativo»
Il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, a Skytg24, ha stigmatizzato un eventuale maggiore intervento della Russia a difesa di Assad in Siria: «Se la Russia volesse difendere militarmente Assad - ha detto Gentiloni - sarebbe uno sviluppo negativo. Sarebbe una ulteriorie complicazione di una situazione già complicata. Altra cosa - prosegue Gentiloni - se la Russia volesse solamente presidiare i suoi asset in Siria». «Capiremo meglio nei prossimi giorni ciò che avremo di fronte. Se la Russia che ha basi militari in Siria, pensa di rafforzarle per difendere gli asset e di contrastare l'Isis è un conto».

I timori della Casa Bianca
Nel frattempo Mosca sta inviando armi e addestratori, come ha ammesso Maria Zakharova, nuova portavoce del ministero degli esteri, accusando l'Occidente di creare una ''strana isteria'' sulle attività russe in Siria. Attività crescenti che nella giornata di ieri avevano sollevato l'inquietudine della Casa Bianca («siamo profondamente preoccupati» per le notizie sugli aerei militari russi dispiegati in Siria), del presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker («serve un'offensiva diplomatica»), del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg («non contribuirà a risolvere il conflitto») e del ministro degli esteri tedesco («serve una soluzione politica», monito rivolto anche a Francia e Gran Bretagna). Ma Zakharova ha ricordato che «la Russia non ha mai fatto segreto della sua cooperazione militare con Damasco», confermando la presenza di «specialisti militari russi» e la fornitura di armi «contro la minaccia terroristica, che ha raggiunto una dimensione senza precedenti in Siria e nel vicino Iraq».

Sibilline altre sue parole: «se saranno richieste misure aggiuntive da parte nostra per aumentare il sostegno alla lotta anti terrorismo daremo un'adeguata valutazione alla questione ma, in ogni caso, sulla base del diritto internazionale e della legislazione russa». Un apparente riferimento a quella coalizione internazionale auspicata nei giorni scorsi da Putin, il quale però vorrebbe includervi anche quell'Assad che gli Usa e i suoi alleati vedono come parte del problema. Pure il ministro degli esteri russo Serghiei Lavrov, in una delle sempre più frequenti telefonate con il segretario di Stato Usa John Kerry, ha ribadito la «necessità di respingere in modo congiunto i gruppi terroristici che hanno occupato una considerevole parte della Siria e che stanno minacciando la sicurezza internazionale», ma ha ricordato che finora «il maggior peso della lotta lo sta sostenendo l'esercito siriano».

Probabile quindi che il leader del Cremlino tenga aperte le «altre opzioni» che aveva evocato. Ad esempio creare una testa di ponte per difendere lo strategico porto russo a Tartus (l'unico di Mosca nel Mediterraneo) e realizzare infrastrutture militari vicino, come ad esempio un aeroporto, per raid contro la minaccia di Isis e ribelli. Ma anche, ipotizza il New York Times, per espandere il suo ruolo in Siria in modo da poter influenzare la scelta di un nuovo governo siriano nel caso Assad sia deposto. Oppure per difendere quel che resta della Siria qualora Assad sia condotto via da Damasco e trovi rifugio in una roccaforte vicino alla costa. Nel weekend, sempre secondo il Nyt, due enormi aerei cargo Antonov An-124 hanno portato rifornimenti ed equipaggiamenti da una base della Russia meridionale attraverso Iran e Iraq all'aeroporto siriano di Latakia (85 km da Tartus). Nello stesso scalo sarebbe atterrato un aereo per il trasporto truppe, probabilmente un Ilyushin.

© Riproduzione riservata