Mondo

Gli Usa applaudono la svolta giapponese nella Difesa

  • Abbonati
  • Accedi
PIaneta giappone

Gli Usa applaudono la svolta giapponese nella Difesa

TOKYO - Ore 2.17 della notte tra il 18 e il 19 settembre 2015: una data storica per il Giappone. Per la prima volta da 70 anni le forze armate giapponesi potranno operare anche all'estero, in aiuto di alleati, nonostante le clausole pacifiste della Costituzione: lo prevedono le nuove leggi sulla Difesa approvate nella notte in via definitiva dal parlamento su impulso del governo del premier Shinzo Abe.

Una svolta subito applaudita negli Stati Uniti. «Accogliamo con favore un ruolo più ampio nel Giappone sul piano della sicurezza regionale e globale. Il nostro Paese lavorerà in futuro con il Giappone per attuare queste nuove misure», hanno dichiarato in un comunicato congiunto i leader delle commissioni della Camera e del Senato di Washington che supervisionano il settore della Difesa. «Questa legislazione è necessaria per proteggere la vita delle persone e il loro pacifico modo di vivere, e per prevenire una guerra», ha dichiarato a caldo Shinzo Abe.

Dopo i tafferugli in commissione di giovedì, le opposizioni hanno cercato invano di far rinviare il voto plenario alla Camera Alta, riuscendo solo a ritardarlo fino a notte fonda. Vari parlamentari che non condividono nel merito e nella procedura l'introduzione di questa svolta storica hanno manifestato la loro protesta in forme colorite. Nel merito, temono che l'abbandono del pacifismo assoluto che ha caratterizzato il dopoguerra e la previsione di interventi all'estero delle Forze di Autodifesa in aiuto di alleati possa coinvolgere il Paese in future guerre americane. Nel metodo, biasimano - al pari di molti costituzionalisti – che una simile svolta sia stata attuata senza una procedura di revisione costituzionale, ma in base a un ordinario assenso parlamentare a una nuova “interpretazione ufficiale” decisa dal governo.

All'esterno, fino all'ultimo, migliaia di manifestanti hanno assediato il palazzo della Dieta, come facevano da vari giorni consecutivi. Nel complesso, le proteste di piazza sono state le più imponenti dagli anni Sessanta. La Cina ha segnalato la sua irritazione. Poco prima del voto definitivo, Hong Lei, portavoce del ministero degli esteri di Pechino, ha dichiarato “Chiediamo che il Giappone ascolti con attenzione i giusti appelli che vengono dall'interno come dall'esterno, apprendendo le lezioni del passato e aderendo a una via di sviluppo pacifico”.

© Riproduzione riservata