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Papa Francesco scuote la gerarchia della Chiesa americana

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IL VIAGGIO IN AMERICA

Papa Francesco scuote la gerarchia della Chiesa americana

New York - Papa Francesco ha discusso ieri con Barack Obama, oggi vedrà il Congresso e domani sarà all'Onu. Ma soprattuto ha incontrato, negli Stati Uniti, una Chiesa cattolica che vuole trasformare e che oggi è lacerata e fatica, nella gerarchia e in una parte influente della base, a recepire il suo messaggio. Una Chiesa dove, nonostante la sua popolarità, i vertici si sono formati sotto i precedenti due Pontefici, ereditando e difendendo una ortodossia conservatrice che si sente minacciata e messa in discussione dai toni aperti di Francesco, sulla diseguaglianza come sul divorzio e l'ambiente.

Le tensioni rimarranno dietro le quinte durante il viaggio che durerà fino a domenica ma non per questo sono meno profonde, una sfida per lo spirito riformatore del nuovo Papa. Per rilanciare una Chiesa in declino, Giovanni Paolo II e il suo successore, Benedetto XVI, avevano infatti puntato tutto su nomine di esponenti conservatori ai vertici della Chiesa americana e delle sue espressioni intellettuali e mediatiche. E sulla mobilitazione, alla base, delle correnti più estreme del cattolicesimo americano. Un progressivo allineamento di fatto con la politica e la cultura tradizionalista, con il movimento evangelico che ha costituito anche uno dei nerbi dell'odierno partito repubblicano. E l'elettorato cattolico si è progressivamente spostato a sua volta nella stessa direzione, stimolato dalla militanza di queste correnti.

Francesco, nel cercare di imprimere una svolta, aveva già destato scalpore con la sua prima nomina di peso alla fine dell'anno scorso: quella del moderato Blase Cupich ad arcivescovo di Chicago, in sostituzione del predecessore ultra-conservatore. Cupich in una recente presa di posizione ha scioccato affermando che chi si scandalizza per l'aborto dovrebbe fare altrettanto per le vittime che miete la disoccupazione e la miseria. E ieri, parlando ai vescovi a Washington, il pontefice ha dato voce a suo progetto: li ha ammoniti invitandoli rinunciare alle guerre culturali, a evitare “posizioni dure” su difficili questioni morali.

«Il dialogo è il nostro metodo», ha detto. «Un linguaggio duro e di divisione non è appropriato per un pastore, non ha posto nel suo cuore». Un richiamo a toni concilianti, che spostano l'enfasi dalle “crociate” contro aborto, matrimoni omosessuali e contraccezione verso una Chiesa anzitutto sensibile ai poveri e all'ingiustizia sociale ed economica e preoccupata per la tolleranza. Anche se, in termini generali, ha poi sostenuto la campagna dei vertici ecclesiastici statunitensi per la libertà religiosa, che vede tra i temi principali l'opposizione della Chiesa americana agli obblighi introdotti dalla riforma sanitaria federale di offrire sistemi di contraccezione. Ha inoltre ribadito l'opposizione all'aborto tra le ingiustizie del mondo.

L'incontestabile cambio di marcia di Francesco è però reso evidente dal calo di popolarità che ha sofferto proprio tra i conservatori: da oltre il 70% al 45%, secondo un sondaggio Gallup. La Chiesa cattolica che Papa Francesco vede affermarsi negli Stati Uniti è però un'altra, ha una missione sociale e un'anima attenta ai deboli e agli immigrati: già adesso per il 40% i fedeli - in tutto 80 milioni, la quarta “congregazione” al mondo e tra le più ricche - sono di origine latinoamericana. Nel suo storico viaggio americano quello del Papa rimane un messaggio votato al rinnovamento e all'apertura, dentro come fuori dalla Chiesa.

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