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L’Irlanda cresce più del 6% e dice addio…

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ripresa consolidata

L’Irlanda cresce più del 6% e dice addio all’austerity: meno tasse e più benefit

Dopo anni di austerity, l’Irlanda ha annunciato il primo budget “espansivo” dal 2011, data di nascita del governo di coalizione centrista Fine Gael-laburisti: 1,5 miliardi di tagli alle tasse e incrementi della spesa. Una sorta di sigillo a una ripresa ormai consolidata e certificata dalle nuove stime di crescita indicate dal governo: +6,2% quest’anno, +4,3 nel 2016; ma anche un bel biglietto da visita da presentare alle prossime elezioni politiche, attese in primavera.

«Siamo emersi da questa sfida e abbiamo intrapreso un nuovo cammino», ha sottolineato il ministro delle Finanze, Michael Noonan, presentando il budget in Parlamento. Ha aggiunto tuttavia che «la ripresa non è ancora completata» e non tutti ne sentono ancora i benefici.

Il grosso dei tagli alle tasse – circa 600 milioni - è concentrato sulla Universal Social Charge, un’imposta supplementare sui redditi superiori ai 12mila euro introdotta nel 2011. Con la Finanziaria 2016, saranno ridotte le principali aliquote e saranno alzati anche i tetti (per esempio pagheranno l’imposta solo i redditi superiori ai 13mila euro). Ciliegina sulla torta la promessa di un’abolizione progressiva della Universal Social Charge. In arrivo anche aumenti per assegni familiari (5 euro al mese) e tredicesime dei pensionati, incentivi fiscali per l’agricoltura – settore in forte ripresa – e per i lavoratori autonomi. Unico inasprimento fiscale previsto – ha sottolineato Noonan – sarà il prelievo sulle sigarette, che comporterà un aumento di 50 centesimi a pacchetto (con un gettito stimato di circa 60 milioni in un anno).

Insieme al ministro delle Finanze c’era anche Brendan Howlin, ministro per la Spesa pubblica e le Riforme, che – respingendo le accuse secondo cui con questo governo si sarebbero accentuate le disparità sociali – ha annunciato che da gennaio il salario minimo sarà portato da 8,65 a 9,15 euro all’ora.

Dietro le misure annunciate dal governo c’è senz’altro la forza di un’economia che, spinta non più solo dall’export ma anche dai consumi interni, si è rimessa a correre dopo la crisi seguita allo scoppio della bolla immobiliare e il salvataggio internazionale da 67,5 miliardi, al punto da permettere un deciso risanamento dei conti: il deficit 2015 è stimato al 2,1%, del Pil dopo aver addirittura superato il 30% all’apice della crisi, la disoccupazione è in calo (9,5% quest’anno) al punto che Noonan si è spinto a prevedere un tasso del 6,2% nel 2021, sta diminuendo anche il debito pubblico, che dal 123% del 2013 dovrebbe attestarsi quest’anno al 97%. C’è però, indubbiamente, anche una parte di calcolo politico.

Le elezioni saranno indette entro l’inizio di aprile, probabilmente a febbraio o marzo, e la coalizione di governo - seppure in recupero negli ultimi sondaggi - non ha più i consensi che le permisero di andare al potere nel 2011; paga in definitiva misure di austerity efficaci sul fronte del risanamento ma pesanti e impopolari. Diventa dunque una priorità far “sentire” la ripresa, anche se qualcuno – soprattutto gli ex membri della troika, Commissione Ue e Fmi – guarda con un certo timore a queste misure espansive mentre altri, come la Banca centrale irlandese, temono l’iniezione di un eccesso di liquidità in un’economia che non sembra in questo momento averne bisogno. Noonan ha respinto tuttavia le critiche: «Questi – ha detto – sono passi ponderati e sostenibili che non fermeranno il risanamento e porteranno i suoi benefici a tutte le famiglie».

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