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Argentina al voto, aperture su tango bond e richieste imprenditori

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ELEZIONI

Argentina al voto, aperture su tango bond e richieste imprenditori

Gli ultimi scampoli di campagna elettorale sprigionano il meglio e il peggio dell'argentinità, di quel comune sentire in cui convivono barbarie e allegria, ironia e pensiero laterale.
Rodolfo, manager di Aerolineas Argentinas, non si esime dal piacere di scambiare le ultime impressioni con Marcelo, il proprietario del chiosco che vende giornali in Avenida de Mayo.

Domenica si vota e in questo Paese macrocefalo in cui la capitale Buenos Aires sceglie e decide il destino di tutti i 40 milioni di abitanti dell'Argentina, si fronteggiano tre candidati di origine italiana: Daniel Scioli, 58 anni, governatore peronista della città di Buenos Aires, favorito. Mauricio Macri, 56 anni, patron del Boca Juniors, sindaco della città di Buenos Aires, di centrodestra, vicino agli imprenditori e alla potente lobby agroindustriale del Paese. Infine Sergio Massa, 43 anni, avvocato, peronista indipendente.

Il favorito è Scioli che da mesi non risparmia ai telespettatori, e lettori di giornali la litania dei risultati raggiunti dal governo di Cristina Fernandez, la presidenta che non ama e da cui non è amato ma che per ragioni di opportunità abbraccia in campagna elettorale.
Al di là del prosieguo di una linea politica centrata su un welfare molto generoso, «troppo» dice l'opposizione, la comunità economico finanziaria segue con trepidazione gli eventi. Scioli, va riconosciuto, ha mostrato aperture sia agli imprenditori, sia ai possessori di tango bond in default.

«So cosa chiedete voi imprenditori» - ha ammiccato Scioli – con il tono di chi sarà disposto ad assecondare alcune delle loro richieste. La riduzione delle tasse sull'export di prodotti agricoli (superiori al 30%) è la prima istanza.
Grandi aperture anche sulla vertenza dei tango bond; Scioli ha prefigurato un accordo con quei fondos buitres (avvoltoio) statunitensi che godono di pessima fama in Argentina, accusati di voler speculare in un immarcescibile relazione economico-finanziaria nord-sud. Ma che ostacolano l'accesso del Paese al mercato dei capitali.
Timidi segnali di dialogo, quindi. Anche se, va ricordato, dalle campagne elettorali ai programmi di politica economica c'è sempre un grande gap. In quel cuneo le speranze di 40milioni di argentini.

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