Mondo

Storica vittoria in Birmania del premio Nobel Aung San Suu Kyi

  • Abbonati
  • Accedi
elezioni

Storica vittoria in Birmania del premio Nobel Aung San Suu Kyi

Ha 70 anni, e nell’affluenza record dell’80% di birmani vede l’ultima occasione per portare democrazia nel suo Paese che l’ha tenuta quindici anni agli arresti domiciliari. Ha vinto 44 dei 45 seggi per la camera bassa assegnati a Rangoon il giorno dopo lo storico voto in Birmania-Myanmar, le prime elezioni democratiche nel Paese che ha cambiato nome col golpe, guidato dal 1962 da un regime militare che l’ha privata dei diritti politici e ha modificato la Costituzione. Eppure la signora Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace 1991, invita ad aspettare perché lo scrutinio è lungo, e nonostante l’ammissione della sconfitta da parte dell’avversario, dopo più di cinquant’anni di dittatura e isolamento, non si può esultare.

«Dobbiamo procedere con cautela» dice la signora Suu Kyi ai suoi supporter oggi riuniti nel quartier generale del partito NDL (la Lega nazionale per la democrazia che proclama vittoria) a Yangon. «Stiamo sereni e calmi. Il vincitore deve rimanere umile ed evitare di offendere gli altri. La vera vittoria è del Paese, non di un gruppo o di singoli». Ma i sostenitori quasi non l’ascoltano, è giorno di festa in Birmania e 10mila elettori e simpatizzanti della NDL hanno danzato tutta ieri notte sotto una forte pioggia, il Myanmar Times definisce l’atmosfera «elettrica». Si festeggia incuranti del fatto che la Costituzione così com’è non permette alla vincitrice di governare: la Carta è stata modificata in modo tale da impedire l’esercizio del potere a chi è imparentato con stranieri come lo è Suu Kyi; l’attivista è infatti vedova di un professore britannico e ha due figli con passaporto britannico. Lei ha promesso che se il suo NDL otterrà la maggioranza in parlamento sceglierà una persona in linea col partito e sarà «al di sopra del presidente», in sostanza svolgerà un ruolo di garanzia.

Finora i primi 50 seggi assegnati ufficialmente sono andati tutti alla NDL di Suu Kyi tranne due conquistati dalla formazione degli ex militari, l'USDP, ma per avere i risultati definitivi occorreranno forse giorni. Il portavoce della Lega della democrazia Win Htein dice oggi che il partito del premio Nobel sta ottenendo il 70 per cento dei seggi nello spoglio ancora in corso. Esponenti dello stesso USDP, come l'ex presidente Thura Shwe Mann, hanno ammesso la sconfitta nei loro collegi. Osservatori sostengono che le elezioni sono state organizzate bene, l’affluenza ai seggi è da record. La leader democratica che si batte pacificamente da decenni contro il regime dei generali sa tuttavia che per formare un governo e in un secondo momento cambiare la Costituzione dovrà trattare sia con l’USDP, partito sostenuto dall'ex giunta militare, sia con le minoranze etniche. E poi deve attendere la vera reazione dei generali.

La prudenza della signora Suu Kyi è giustificata non solo dal passato - elezioni truccate, le battaglie di suo padre e sua madre prima di lei, la contestata vittoria scippata nel 1990 dopo la quale la figlia del fondatore della Birmania indipendente conosce gli arresti e l’impossibilità di lasciare il Paese pena il divieto di tornare - ma anche dalla necessità di evitare lo scontro con i militari. Perché, sebbene questi abbiano formalmente lasciato le cariche politiche e ancora ieri lo stato maggiore abbia assicurato che verrà rispettata la volontà popolare, l'ex giunta mantiene una forte presa sul Paese.

Il presidente dell'Usdp, il Partito dei militari, non solo ha ammesso la sconfitta ma ha aggiunto che accetterà il risultato delle elezioni, le prime libere in venticinque anni. «Abbiamo perso», ha dichiarato Htay Oo, stretto alleato del presidente Thein Sein. «Dobbiamo capire le ragioni per cui abbiamo perso», ha aggiunto Htay Ooo. «In ogni caso accettiamo il risultato senza alcuna riserva». Htay Oo si è detto sorpreso dell'entità della sconfitta subita nella sua circoscrizione, a Hinthada, nel delta della regione, considerata la roccaforte del sostegno di base al partito. «Non me l'aspettavo perché avevamo fatto tantissimo per la gente di quella regione. In ogni caso è una decisione del popolo».

© Riproduzione riservata