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la guerra all’isis

Pentagono: «Forze speciali di terra Usa in Siria e Iraq». Su Isis Obama distante da Putin

Da Washington a Parigi oggi è stato ancora più chiaro che sulla Siria e la lotta all’Isis nessuna strategia comune Russia-Stati Uniti sembra all’orizzonte; in compenso l’amministrazione americana si muove. In America ha infatti parlato il capo del Pentagono alla Camera; in Francia il presidente degli Stati Uniti ha incontrato il presidente turco Erdogan e ha tentato di abbassare la tensione fra lo stesso Erdogan e Putin dopo l’abbattimento del jet militare russo nello spazio aereo turco. Emerge anche oggi che fra Obama e il presidente russo non c’è alcun accordo sulla sorte di Assad e sui ribelli da appoggiare in chiave anti-Isis. «Non penso ci dobbiamo illudere che la Russia colpisca solo target dell’Isis» ha precisato il presidente americano. Si continuerà insomma ognuno per proprio conto e non vi sarà un solo nemico contro cui muovere.

Mentre a Parigi Obama diceva di non aspettarsi una svolta a 180 gradi della strategia di Putin sulla Siria, il capo del Pentagono Ash Carter annunciava in un'audizione davanti alla commissione difesa della Camera che gli Stati Uniti «sono pronti a espandere» le operazioni in Siria con l'invio di forze speciali. Uomini sul terreno insomma. Carter ha detto che gli Stati Uniti invieranno un corpo di spedizione specializzato in Iraq per sostenere la lotta all'Isis. «Vinceremo questa guerra» ha risposto a un deputato repubblicano che chiedeva se si sta vincendo contro l’Isis. Il segretario della Difesa ha specificato anche cosa faranno le forze speciali statunitensi in Siria e in Iraq: «compiranno blitz, libereranno ostaggi raccoglieranno informazioni di intelligence e sono pronte a catturare i capi dello Stato islamico» ha spiegato Carter. Un «ampliamento» del ruolo fin qui avuto da forze speciali» che possono essere impiegati in più operazioni». In Iraq, ha detto il capo del Pentagono, le forze speciali agiranno in coordinamento con l'esercito locale e i curdi peshmerga.

Le tensioni Russia-Turchia
Durante i colloqui alla Conferenza sul clima Obama ha poi tentato di gestire la tensione Russia-Turchia per il jet abbattuto, altra vicenda legata alla lotta all’Isis. Dal giorno dell’incidente nello spazio turco infatti il presidente russo Putin si è rifiutato di parlare con il presidente turco Erdogan e ha accusato la Turchia di trattare con Daesh (i terroristi di Isis o Stato Islamico) per il petrolio, traffici - accusano i russi - in cui sarebbe coinvolto uno dei figli del presidente turco. Erdogan ha definito «immorali» le accuse e ha promesso «Se Putin è in grado di dimostrare quanto afferma, mi dimetto».

Nell’incontro con Erdogan, Obama ha comunque esortato Turchia e Russia a concentrarsi “sul nemico comune” Daesh: «tutti noi abbiamo un nemico comune, che è l'Isis, e voglio che ci concentriamo su quella minaccia».

Il governo a Mosca però non sembra avere alcuna intenzione di “perdonare” i turchi: la stampa araba rilancia invece che i russi stanno appoggiando i curdi siriani nella zona di Aleppo, Mosca annuncia sanzioni economiche, consiglia ai suoi cittadini di non visitare la Turchia, e risponde a Erdogan che nega traffici con l’Isis. In queste ore Gazprom fa sapere tramite Reuters che Mosca potrebbe decidere di congelare per anni il progetto di un gasdotto.

Mentre la Nato assicura maggiore aiuto alla Turchia, Obama conferma: «voglio essere molto chiaro, la Turchia è un alleato della Nato. Gli Stati Uniti sostengono il diritto della Turchia a difendere se stessa, il suo spazio aereo e il suo territorio». Il presidente americano sottolinea la necessità di una de-escalation tra Turchia e Russia dopo l'abbattimento del jet. «Abbiamo parlato del modo in cui Turchia e Russia potrebbero lavorare per ridurre le tensioni» ha detto Obama al termine dell'incontro con Erdogan a Parigi per la Conferenza Onu sul clima al Bourget.

Da parte sua, il presidente turco dice di voler andare oltre la crisi diplomatica con Mosca. «Siamo sempre disposti a ricorrere al linguaggio diplomatico (...) vogliamo evitare le tensioni», «non vogliamo scontri e vogliamo che la pace prevalga» ha detto il presidente turco.

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