Mondo

In Arabia Saudita giustiziati un imam sciita e 46 terroristi.…

  • Abbonati
  • Accedi
medio oriente

In Arabia Saudita giustiziati un imam sciita e 46 terroristi. L’Iran: «La pagheranno cara»

L’Arabia Saudita ha reso noto di aver eseguito 47 condanne a morte per terrorismo: tra i giustiziati l’influente imam sciita Nimr al-Nimr. Il ministero dell’Interno di Riad ha riferito che la maggior parte delle esecuzioni riguarda militanti di Al Qaeda coinvolti in una serie di attentati compiuto tra il 2003 e il 2006.

«L’Arabia Saudita pagherà a caro prezzo l'esecuzione del leader sciita Nimr al-Nimr». È quanto afferma il ministero degli esteri iraniano secondo media internazionali. L’Iran aveva già avvertito in passato Riad di non procedere all’esecuzione di Nimr, imam della moschea sciita di Qatif a Al Awamiyya (nell’Est dell'Arabia Saudita) arrestato per una manifestazione a cui aveva partecipato nel 2012 e condannato a morte nell'ottobre del 2014. Nimr al-Nimr era considerato uno dei principali organizzatori delle proteste sciite (una minoranza che in Arabia Saudita rappresenta il 5% della popolazione) scoppiate nel 2011 e proseguite per due anni nelle regioni orientali del regno a guida sunnita, per chiedere la fine dell’emarginazione delle minoranze religiose. Una rivolta in cui molti poliziotti furono uccisi da colpi d’arma da fuoco o con il lancio di bombe molotov: per le stesse imputazioni sono già stati giustiziati numerosi militanti sciiti.

L’Iran ha successivamente convocato l’incaricato d’affari dell’Arabia Saudita a Teheran per protestare contro l’esecuzione di Nimr al Nimr. Lo riferisce la televisione di Stato della Repubblica islamica. Il portavoce del ministero degli Esteri, Hossein Jaber Ansari, ha condannato l'esecuzione definendola una decisione «irrazionale e irresponsabile». «Mentre gli estremisti minacciano la sicurezza regionale e globale e la stessa esistenza di alcuni governi - ha ffermato Ansari - l’esecuzione di un uomo come lo sceicco al Nimr, che non aveva altra arma che le sue idee per promuovere i propri obiettivi politici e religiosi, prova la profonda irrazionalità e irresponsabilità delle autorità saudite».

L’Arabia Saudita ha eseguito almeno 157 condanne a morte nel 2015, primo anno di regno di Salman bin Abdelaziz: un dato in netto aumento rispetto alle 90 del 2014. Il ministero dell’Interno ha divulgato un comunicato sulle nuove esecuzioni con la citazione di alcuni versetti del Corano e la televisione di Stato ha mostrato immagini di cadaveri e locali distrutti negli attacchi qaedisti. Il Gran muftì saudita, Sheikh Abdulaziz Al al-Sheikh, è poi apparso in tv e definendo «giuste» le condanne a morte.

Proteste in Bahrein dopo l’esecuzione. La polizia ha usato i gas lacrimogeni per disperdere la folla ad Abu-Saiba, a ovest della capitale Manama, in cui decine di manifestanti hanno esibito ritratti del religioso.L’isola di Bahrein, monarchia a maggioranza sciiita su cui regna la dinastia sunnita degli Al Khalifa, è stata teatro di una rivolta popolare tra il 2011 e il 2014 che ha fatto una conquantina di morti.

© Riproduzione riservata