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«Francia in emergenza economica»

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Le tensioni nella Ue

Hollande: «Francia in emergenza economica»

Parigi - A meno di un anno e mezzo dalle presidenziali (e minacciato dall’ipotesi di primarie anche a sinistra per decidere il futuro candidato all’Eliseo) François Hollande ha lanciato un piano straordinario «da oltre due miliardi» per l’occupazione. Ben sapendo che a maggio 2017 sarà proprio questo il tema a pesare di più sul voto. Lui stesso ha d’altronde chiesto ripetutamente di essere giudicato sulla capacità di invertire la curva della disoccupazione. In continua ascesa, mese dopo mese (tranne rarissime eccezioni), dal momento della sua elezione: in questi tre anni e mezzo il numero di disoccupati totali, cioè a zero ore di lavoro, è salito di circa 650mila unità, portando il tasso (nella Francia continentale) al 10,3% (con 3,6 milioni di iscritti alle liste di disoccupazione).

Come ha detto ieri il presidente nel presentare il piano, «è venuto il momento di proclamare lo stato d’emergenza economico e sociale». Con palese riferimento allo stato d’emergenza deciso dopo gli attentati del 13 novembre. «Siamo al centro di una gigantesca mutazione – ha spiegato Hollande con parole che sembrano uscire dalla bocca del suo ministro liberal dell’Economia Emmanuel Macron – e si tratta di ridefinire il nostro modello» di sviluppo. Ritenuto a giusto titolo, anche se questo Hollande non l’ha detto, troppo rigido e troppo garantista. Arcaico, insomma, inadeguato al mondo globale in cui viviamo.

Il piano, «il cui primo pilastro è il miglioramento della competitività delle nostre imprese», si articola in sette punti. Ma due sono le misure più emblematiche (e costose).

Da subito, grazie a un decreto, le Pmi (cioè le aziende con meno di 250 dipendenti) riceveranno 2mila euro all’anno per ogni contratto a tempo indeterminato o a tempo determinato di almeno sei mesi. La cifra è pari alla differenza tra il totale degli oneri contributivi a carico delle imprese e le detrazioni già previste dal Cice (il credito fiscale competitività e lavoro entrato in vigore a inizio 2013 e che sta andando a regime ora). Il provvedimento riguarda le retribuzioni fino a 1,3 volte lo smic (il salario minimo, attualmente 1.470 euro lordi al mese), quindi gli stipendi più bassi, e rimarrà in vigore per due anni. Quanto ci vorrà cioè alla trasformazione del Cice (questo è un altro dei punti) in detrazione fiscale permanente. Un alleggerimento di circa 20 miliardi all’anno per le imprese (e circa il 6% in meno di costo del lavoro).

La seconda misura di grande rilevanza è il raddoppio del numero di disoccupati soggetti a formazione: dai 500mila dell’anno scorso a un milione. Dopo aver verificato che il 57% dei disoccupati coinvolti in un processo formativo su misura rispetto alle esigenze territoriali delle aziende trova un lavoro nei sei mesi successivi.

Queste due iniziative costeranno circa un miliardo l’una. E già si sono alzate voci preoccupate sul rispetto da parte di Parigi (che ha già ottenuto due deroghe dalla Commissione europea) degli impegni di bilancio (per arrivare nel 2017 a un deficit inferiore al 3% del Pil). Hollande ha assicurato che le decisioni non avranno alcun impatto sul budget e verranno finanziate con equivalenti riduzioni della spesa.

Il presidente ha quindi confermato che le leggi in arrivo conterranno un tetto alle indennità (espresse in mesi di retribuzione in base all’anzianità) fissate dai giudici del lavoro nelle cause per licenziamento e una revisione del diritto del lavoro che consenta più flessibilità nella gestione da parte delle imprese dell’orario (pur mantenendo la durata legale a 35 ore). Organizzazioni imprenditoriali e sindacali potranno decidere a livello di settore, ma anche di territorio e di singolo impianto, un costo più basso degli straordinari e una gestione degli orari su base annuale o addirittura pluriannuale.

C’è infine, grazie a una serie di incentivi e semplificazioni, l’obiettivo di portare da 8mila a 50mila il numero dei contratti di formazione lavoro e da 400mila a 500mila quello dei contratti di apprendistato.

Critiche sono arrivate ovviamente dall’opposizione di destra e dai sindacati, mentre il Medef (la Confindustria francese) ha parlato di «misure che vanno nella giusta direzione».

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