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Il Fmi taglia di nuovo le previsioni di crescita dell’economia mondiale. Invariate le stime sull’Italia

FRANCOFORTE - Il Fondo monetario taglia di nuovo le previsioni di crescita dell'economia mondiale, sottolineando i rischi generati dalla frenata della Cina, oltre che dal calo del prezzo del petrolio e dalla stretta monetaria avviata dalla Federal Reserve, che possono farla “deragliare”.

Nella revisione del World Economic Outlook di ottobre, il Fmi indica che la crescita globale sarà del 3,4% quest'anno e del 3,6% il prossimo, in entrambi i casi con una riduzione dello 0,2% rispetto a tre mesi fa. Nel 2015 l'istituzione di Washington stima un'espansione del 3,1 per cento. Nel 2016, ha detto nei giorni scorsi il direttore dell’Fmi, Christine Lagarde, la crescita rischia di essere deludente senza una forte risposta delle politiche economiche.

Fra le diverse aree, gli economisti del Fondo hanno ritoccato al ribasso le previsioni per gli Stati Uniti e per i Paesi emergenti nel loro complesso, mentre restano all'1,7% in entrambi gli anni le stime per l'area dell'euro. Invariate anche le cifre dell'Italia, all'1,3% nel 2016 e all'1,2% nel 2017, dopo una crescita dello 0,8% lo scorso anno.

I riflettori del Fmi sono puntati ovviamente soprattutto sulla Cina, che proprio ieri ha pubblicato le cifre per il 2015, con una crescita del 6,9%, in linea con le stime dello stesso Fmi. Tuttavia, osserva il documento del Fondo, la Cina è alle prese con un rallentamento graduale (dovrebbe crescere, secondo l'istituzione di Washington, del 6,3% nel 2016 e del 6% nel 2017) e con il riequilibrio dell'attività economica dall'investimento e la manifattura verso consumi e servizi. «La crescita – osserva lo studio – si sta sviluppando a grandi linee come previsto, ma con un rallentamento più rapido delle attese di importazioni ed esportazioni, che in parte riflette investimenti e attività manifatturiera più debole». Il Fondo è preoccupato anche che «questi sviluppi, insieme ai timori dei mercati sul futuro dell'economia cinese, abbiano ripercussioni sulle altre economie attraverso il canale del commercio internazionale e dei prezzi più bassi delle materie prime, oltre che sul calo della fiducia e l'aumento della volatilità sui mercati finanziari».

La crescita mondiale è influenzata anche dalla contrazione delle economie di altri grandi Paesi emergenti, fra cui Russia e Brasile (la cui recessione molto più grave delle attese è stata il principale fattore del taglio delle previsioni globali), che solo nel 2017 metteranno a segno un modesto recupero.

Il prezzo del petrolio in forte calo favorisce la crescita globale sostenendo i consumi e i costi delle imprese nei Paesi avanzati, ma pone problemi, anche di bilancio, per i Paesi esportatori di petrolio.
Il terzo elemento di rischio, secondo il Fmi, è l'inizio del rialzo dei tassi d'interesse da parte della Federal Reserve negli Stati Uniti. Questo può provocare fasi di instabilità finanziaria e avere ripercussioni soprattutto sui Paesi emergenti, con condizioni finanziarie più restrittive e un declino dei flussi di capitale.

Fra le prescrizioni di politica economica, il Fmi suggerisce che nei Paesi avanzati, compresa l'area dell'euro, la politica monetaria resti accomodante, che l'aggiustamento fiscale sia condotto in modo favorevole alla crescita e che continuino le riforme strutturali. A fronte dell'ondata di rifugiati, l'Europa dovrebbe adottare azioni per facilitarne l'integrazione nella forza lavoro per evitare problemi sociali e problemi di bilancio di lungo periodo.

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