La Danimarca ha approvato a schiacciante maggioranza una controversa riforma del diritto d’asilo che prevede, tra l’altro, la confisca dei beni dei rifugiati che superino il valore di 10mila corone (circa 1.350 euro) e l’allungamento dei tempi di ricongiungimento familiare.
Le nuove misure - presentate dal governo di minoranza del premier liberale Lars Lokke Rasmussen, che si regge però sul supporto esterno dello xenofobo Partito del popolo - hanno ottenuto ben 81 voti favorevoli su 109 presenti. Il sostegno è arrivato dunque anche dai socialdemocratici, principale partito di opposizione, che peraltro lo avevano già annunciato all’inizio del mese.
Si tratta di una riforma pesantemente criticata nei suoi due aspetti più dibattuti sui media. Innanzi tutto il potere concesso alla polizia di sequestrare ai migranti denaro e oggetti di valore oltre i 1.350 euro (inizialmente il tetto era nettamente più basso), ad eccezione di
alcuni oggetti per uso personale, come orologi e cellulari, o di valore affettivo, come le fedi matrimoniali. Una misura che qualcuno in Europa già adotta (la Svizzera o il Baden-Württemberg in Germania), ma che ha fatto evocare al Washington Post le confische ai danni degli ebrei ad opera dei nazisti. Il governo si è difeso specificando che si tratta di un contributo necessario alla spese di vitto e alloggio nei centri rifugiati e al generoso welfare scandinavo.
Il secondo punto fortemente criticato, soprattutto dalle organizzazioni per la difesa dei diritti umani, è l’allungamento da uno a tre anni dei tempi di ricongiungimento familiare. L’agenzia Onu per i rifugiati ha avvertito che la norma viola la Convenzione europea sui diritti umani, la Convenzione Onu sui rifugiati e quella sui diritti dei bambini; Amnesty International ha sottolineato che i profughi si troveranno ora di fronte a una «scelta impossibile»: sottoporre bambini e persone care a viaggi pericolosi se non mortali oppure separarsene per un lungo periodo.
Il governo però ha dalla sua una preoccupazione sempre più diffusa nei confronti dell’ondata migratoria, che l’anno scorso ha messo questo Paese di cinque milioni e mezzo di abitanti di fronte a circa 20mila richieste di asilo: un sondaggio recente rivela che la questione rifugiati è il tema più importante per il 70% degli elettori. Ed è in questa chiave che la riforma appena approvata si può leggere: dopo le inserzioni sui giornali libanesi che sconsigliavano la Danimarca come meta e la stretta alle frontiere con la Germania, è l’ennesimo segnale per tenere lontano dalla Scandinavia l’esercito di disperati che “assedia” l’Europa.
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