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Schengen, vertice Ue: estendere i controlli alle frontiere interne per…

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RIUNIONE ministri interno UE ad AMSTERDAM

Schengen, vertice Ue: estendere i controlli alle frontiere interne per due anni

Gli Stati europei hanno «invitato la Commissione Ue a preparare le procedure per l'attivazione dell'articolo 26 nell'ambito del codice Schengen». L'articolo prevede la possibilità per uno o più Stati membri di estendere i controlli alle frontiere interne, fino a due anni. Lo ha annunciato il ministro olandese alla Sicurezza Klaas Dijkhoff. Acuni dei Paesi che hanno reintrodotto controlli alle frontiere per far fronte al flusso senza precedenti di migranti hanno chiesto perciò alla Commissione europea di avviare la procedura per trovare il quadro giuridico e pratico che consenta il prolungamento di tali controlli.

L’area Schengen è composta da 26 Stati: sono tutti i Paesi membri della Ue con l’eccezione di Irlanda e Regno Unito, più Islanda, Norvegia, Svizzera e Liechtenstein. Nelle ultime settimane diversi Paesi - tra cui Francia, Austria e Svezia - hanno introdotto controlli temporanei alle frontiere, di fatto sospendendo gli accordi di Schengen, per limitare il massiccio afflusso di rifugiati da Medio Oriente e Africa.

Alfano: Schengen per ora è salva
Diversa la lettura dei risultati del vertice odierno. «Alla fine di questa giornata di lavoro Schengen è salva per ora. Abbiamo poche settimane per evitare che si dissolva tra gli egoismi nazionali» ha commentato il ministro dell'Interno Angelino Alfano al termine della riunione Ue ad Amsterdam. E ha aggiunto: su Schengen «a mio avviso fino a maggio siamo in tempo per ragioni tecniche e politiche. Occorrerà lavorare perché» non si dissolva. «A tutti quelli che credono che per l'Italia la soluzione sia chiudere Schengen al di là dei principi generali, dico: ma si rendono conto o no che non possiamo mettere il filo spinato nel mar Mediterraneo e nemmeno nell'Adriatico e il danno economico sarebbe enorme?».

Ministro Interno Austria: Schengen sta per saltare
Più pessimista la ministra dell'Interno austriaca Johanna Mickl-Leitner, per la quale Schengen «sta per saltare». «Ciascuno è consapevole che l'esistenza dello spazio Schengen è in bilico, e che deve succedere qualcosa velocemente ha affermato. «Che stia saltando si vede in tante misure nazionali di alcuni stati membri, compresa l'Austria», ha proseguito la ministra. «È chiaro - ha concluso - che la Grecia debba agire più velocemente possibile. Se la Grecia non si muove, molti stati membri ricorreranno a misure nazionali e molti seguiranno l'esempio dell'Austria». Con l'introduzione di un tetto limite, l'asilo a tempo e l'inasprimento del ricongiungimento familiare il regime d'asilo austriaco è uno dei più severi d'Europa.

Tensioni Germania-Grecia
«Faremo pressione sulla Grecia perché faccia i compiti» aveva assicurato il ministro dell'Interno tedesco Thomas de Maiziere, all'arrivo ad Amsterdam per il vertice Ue su migranti e Schengen. «Vogliamo salvare Schengen, vogliamo soluzioni europee comuni ma il tempo sta scorrendo», ha avvertito de Maizière. «La Grecia deve rinforzare le risorse (alle frontiere) e accettare aiuto», ha invece affermato il ministro dell'Interno austriaco, Johanna Mikl-Leitner, che nei giorni scorsi aveva ventilato l'esclusione temporanea di Atene da Schengen. «Se non riusciremo a rendere sicuri i confini esterni dell'Europa, il confine greco-turco, allora la frontiera esterna europea diventerà quella dell'Europa centrale», ha aggiunto Mikl-Leitner.

Tra i ministri, secondo l’agenzia Reuters, c’è chi si è spinto fino a minacciare la Grecia di espulsione dall’area di Schengen se continua a non collaborare. Ipotesi subito smentita dalla Commissione europea: «Non esiste un piano per escludere la Grecia dall'area di Schengen, non esiste nemmeno tale possibilità secondo le regole sulle frontiere esistenti» ha detto la portavoce della Commissione responsbile degli affari interni. Era stato il governo austriaco a ventilare l'ipotesi di un possibile «isolamento» della Grecia dall'area di libera circolazione di Schengen, attraverso una sorta di blindatura delle frontiere della Macedonia, che non è neanche uno Stato membro della Ue. «Stiamo discutendo invece - ha precisato però la portavoce - la possibilità di applicare gli articoli 19 e 26 del Codice delle frontiere di Schengen» che riguardano le introduzioni temporanee, fino a un massimo di due anni, di controlli alle frontiere interne allo spazio Schengen, nel caso in cui vi siano persistenti problemi alle frontiere esterne che mettono a rischio l'ordine pubblico e la sicurezza all'interno dell'area».

Atene dunque sale sul banco degli imputati, e replica. La Grecia chiede di smettere con «questo ingiusto gioco di accuse» che le vengono rivolte ed invoca la piena attuazione delle misure europee. Carenze e ritardi - come spiega il ministro alle Politiche migratorie Yoannis Mouzalas, che elenca una lunga lista di «bugie e verità» - in molti casi non dipendono da Atene.

Alfano: valutiamo hotspot in area nord-est
Per la realizzazione «degli hotspot stiamo valutando anche l'area del nord-est perché dobbiamo tenerci pronti ad un'ipotesi di flusso dalla frontiera nord-est a seguito della rotta balcanica», ha detto il ministro dell'Interno Angelino Alfano al termine del vertice. Alla domanda se si stia pensando a Tarvisio o al Brennero, ha risposto interlocutorio: «stiamo valutando». «Siamo dell'idea che l’Europa debba restare ad assetto stabile e che non ci possano essere pezzetti di Europa dentro e pezzetti di Europa fuori perché sarebbe l’inizio dello sgretolamento». Così il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, all’arrivo alla riunione Ue. «Abbiamo una posizione molto chiara su Schengen, bisogna rafforzare i controlli alla frontiera esterna dell’Ue. Facendo questo salveremo il diritto alla libera circolazione all’interno, che non sarà solo libera ma anche sicura». Alfano dice di aspettare la fine di una giornata «impegnativa» per le somme finali. «Vedremo cosa l’Europa è capace di fare di fronte al bivio decisivo, se andare avanti o stare indietro. Se restiamo fermi non abbiamo alcuna chance di garantire il consolidamento del progetto di integrazione europea».

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