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Kerry «Schiacceremo l’Isis ovunque». Sette giorni per il…

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vertice a roma anti isis

Kerry «Schiacceremo l’Isis ovunque». Sette giorni per il governo in Libia

«Il mondo si aspetta sicurezza da noi e noi distruggeremo l'Isis». Lo dice il segretario di Stato americano John Kerry nel suo intervento allo Small Group della coalizione anti-Isis che si riunisce oggi a Roma. Kerry ha aggiunto che oggi si discuterà di come «aumentare gli sforzi per vincere questa guerra». «Continueremo a schiacciare lo Stato islamico in ogni angolo del mondo», ha detto il capo della diplomazia americana «Continueremo non solo a fare quanto è stato fatto finora - ha aggiunto- ma anche a far crescere e migliorare» l'impegno contro il terrorismo.

Alla conferenza prendono parte 23 Paesi della coalizione anti-Isis, quelli più impegnati nel quadro della coalizione globale per il contrasto a Daesh.

Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha avuto un incontro con Kerry, l'omologo del Qatar, Tamim Bin Hamad al-Thani, e l'inviato Onu per la Libia, Martin Kobler, per discutere della lotta all'Isis e degli ultimi sviluppi politici in Libia. Ieri sera Kerry ha avuto un colloquio con il ministro egiziano degli Esteri, Sameh Shoukry, incentrato sulla situazione in Libia ma si è parlato anche di Siria, Yemen e della questione palestinese.

Stando a quanto riferito dal dipartimento di Stato in una nota, i ministri hanno deciso di sollecitare il Consiglio presidenziale libico perché sottoponga al voto del parlamento di Tobruk, il prossimo 8 febbraio, un nuovo governo di unità nazionale.

L'assemblea di Tobruk - il governo riconosciuto dalla comunità internazionale - ha respinto il 25 gennaio scorso l'esecutivo di 32 ministri presentato dal Consiglio presidenziale, concedendo 10 giorni di tempo per formare un governo più snello. Un governo è considerato una tappa necessaria per intervenire militarmente subito dopo. Da tempo girano notizie su una compagine formata da Usa, Italia, Francia e Gran Bretagna.

Nessuno infatti, a partire dal ministro Gentiloni, si nasconde più dal vero pericolo che si sta correndo nel Mediterraneo e cioè che il sedicente Stato islamico (Is o Daesh) vuole trasformare la Libia in un «hub» del terrorismo, come ha affermato anche Brett McGurk, inviato speciale del presidente Barack Obama per la Coalizione internazionale anti-Is, il quale ha espresso preoccupazione per l'afflusso di foreign fighters in Libia, sottolineando che quanto sta accadendo nel Paese nordafricano è l'effetto dei risultati dei raid aerei sui jihadisti in Siria.

Nessuno, inoltre, nega più che vi sarà un intervento militare. L’unico punto da decidere è quando e come. Dopo il Times di Londra, e il New York Times a più riprese, oggi tocca a Le Figaro illustrare i piani di intervento.

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