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Gran Bretagna e Svezia respingono il pronunciamento Onu su Assange: non…

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il caso

Gran Bretagna e Svezia respingono il pronunciamento Onu su Assange: non è «detenzione arbitraria»

Il pronunciamento del panel Onu a favore di del fondatore di Wikileaks Julian Assange, che viene giudicato dalle Nazioni Unite «detenuto arbitrariamente», è stato respinto e giudicato irrilevante sia dal governo britannico da quello svedese: «Questo» parere «non cambia nulla. Respingiamo completamente qualsiasi affermazione che sostenga che Julian Assange sia vittima di una detenzione arbitraria. Il Regno Unito ha già chiarito all'Onu che contesterà formalmente le conclusione del panel», si legge in una dichirazione del governo britannico.

Anche la Svezia si è detta in disaccordo con l'arbitrato delle Nazioni Unite. L'ha comunicato all'Onu il governo di Stoccolma in una lettera. «Il governo non è d'accordo» con il giudizio del comitato Onu che ha chiesto alla Svezia e alla Gran Bretagna di risarcire Assange e ha detto che questo gruppo «non ha il diritto (...) d'interferire in una questione che è trattata» dalla giustizia, ha indicato il ministero degli Esteri svedese.

Assange è ricercato in base a un mandato di cattura emesso dalla Svezia per reati sessuali. Il fondatore di Wikileaks si protesta innocente e sostiene di essere perseguitato per le rivelazioni di segreti diplomatici e militari fatte dal suo sito e, per sfuggire all'arresto, è rifugiato da oltre tre anni nell'Ambasciata ecuadoriana a Londra.

Assange: «Vittoria di importanza storica»
«Questa è una vittoria innegabile, una vittoria di importanza storica»: ha affermato nel pomeriggio di venerdì il fondatore di WikiLeaks affaciandosi al balcone dell'ambasciata dell'Ecuador a Londra e rivolgendosi a un piccolo gruppo di sostenitori dopo che il gruppo di lavoro dell'Onu sulle detenzioni arbitrarie ne ha chiesto il rilascio immediato.
Il fondatore di Wikileaks è stato applaudito da alcuni dei suoi sostenitori che già da qualche ora, insieme a molti giornalisti, si trovavano di fronte all'ambasciata. Nel suo intervento, che su molti punti ricalca quello fatto via Skype in precedenza, Assange ha fatto anche un appello per riabbracciare i suoi figli, che non hanno colpa di quanto è accaduto: «È tempo che riabbiano il loro padre». Attaccando ancora i governi di Gran Bretagna e Svezia, ha affermato che dovranno affrontare una serie di conseguenze per averlo costretto a rifugiarsi nell'ambasciata dell'Ecuador. «Ci saranno conseguenze penali per le parti coinvolte», ha promesso, senza però entrare nello specifico.

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