Mondo

Portogallo osservato speciale ma il governo socialista ha il Piano-B

  • Abbonati
  • Accedi
LISBONA SOTTO PRESSIONE

Portogallo osservato speciale ma il governo socialista ha il Piano-B

«Il Piano-B del Portogallo c’è ma non sarà necessario tirarlo fuori dal cassetto», lo ha assicurato in Parlamento il premier socialista portoghese Antonio Costa, confermando che il suo governo intende portare avanti «con determinazione» nuove politiche e nuove misure di bilancio per cancellare l’austerità degli ultimi anni. Costa, alla guida da due mesi di un governo socialista di minoranza appoggiato dall’esterno dalla sinistra radicale, ha spiegato che il Portogallo intende rispettare gli impegni di risanamento presi con Bruxelles, «voltando però pagina rispetto all’austerità».

Lisbona ha discusso a lungo con l’Unione europea una svolta che rischia di portare l’economia lusitana fuori fai parametri comunitari di deficit e debito. E sui mercati finanziari gli annunci della nuova coalizione si aggiungono alle tensioni internazionali. Costa non ha mai fatto mistero di essersi impegnato con gli alleati (del tutto anomali nello scenario politico portoghese) di estrema sinistra a smantellare progressivamente le misure di austerità decise dal precedente esecutivo di centrodestra guidato da Pedro Passos Coelho, in seguito al piano di salvataggio da 78 miliardi di euro siglato con la troika nel 2011.

Ed è stato lo stesso Passos Coelho, oggi leader dell’opposizione, dopo aver perso alle elezioni la maggioranza, a chiedere a Costa nel dibattito in Parlamento se l’attuale governo abbia previsto un Piano-B, nel caso in cui la pressione dei mercati sul debito portoghese si facesse più pesante e se come temono a Bruxelles non verranno rispettati gli impegni di risanamento nel bilancio 2016. «Come ho già comunicato all’Unione europea - ha risposto Costa - naturalmente con spirito costruttivo inizieremo a preparare misure che terremo di riserva, responsabilmente, e che useremo se saranno necessarie. Ma la nostra convinzione ora è che non saranno necessarie».

Nelle ultime settimane il Portogallo è tornato sotto pressione sui mercati finanziari internazionali, nel timore che il Paese possa diventare il prossimo anello debole dell’area euro. Giovedì scorso il rendimento dei titoli decennali del debito portoghese ha sfondato nel corso delle contrattazioni quota 4%, segnando al 4,36% il massimo dalla primavera del 2014, cioè da quando Lisbona ha scelto di uscire, senza ulteriori protezioni, dal piano di salvataggio europeo.

Ieri alla chiusura delle trattative il rendimento del bond decennale si è attestato al 3,45% un dato allarmante se si confronta con il 2,3% segnato poco prima delle elezioni politiche dell’ottobre scorso. Ma comunque lontanissimo dal 18% raggiunto nel 2012, nel momento più drammatico della crisi finanziaria portoghese.

Gli investitori stanno tenendo sotto controllo Lisbona, spaventati dalle prospettive di un rallentamento della crescita globale e dalle difficoltà della banche. E per nulla tranquillizzati dal nuovo governo socialista. Secondo gli analisti della tedesca Dz-Bank, lo scostamento dalla linea del rigore promessa e avviata da governo di Costa «è già tale da mettere in dubbio la sostenibilità del debito pubblico portoghese».

Il mercato teme, inoltre, che in un prossimo futuro la Banca centrale europea non possa più intervenire acquistando titoli di Stato portoghesi: al momento, infatti, una sola agenzia di rating, la canadese Dbrs, garantisce un rating minimo da investment grade - pari a BBB - sui titoli lusitani, una condizione necessaria per gli acquisti della Bce, e il 29 aprile è in programma una revisione del rating da parte della stessa Dbrs.

«Ad oggi, ci sentiamo tranquilli nel mantenere stabile il nostro giudizio sul Portogallo», ha dichiarato due giorni fa Fergus McCormick, responsabile dei rating sovrani di Dbrs, pur ammettendo le preoccupazioni per l’aumento dei rendimenti considerando anche le «notevoli necessità di rifinanziamento del Paese». Secondo Daniele Antonucci, di Morgan Stanley Research, «la situazione di rifinanziamento del Portogallo nel breve periodo appare gestibile».

Anche la gestione della crisi bancaria da parte delle autorità portoghesi, con il caso più grave del Banco Espirito Santo, non ha convinto gli investitori internazionali.

Il governo di Costa ha promesso di mettere fine ai tagli degli stipendi pubblici e di sostenere il reddito delle famiglie, assicurando tuttavia la riduzione del deficit pubblico sotto il 3% del Pil entro il 2019. Il programma dei socialisti prevede inoltre l’aumento graduale del salario minimo, la rimodulazione dell’Irpef a favore delle fasce della popolazione più povere e l’introduzione di una tassa di successione per i patrimoni superiori al milione di euro. La finanziaria approvata a Lisbona nelle scorse settimane ha evitato la bocciatura di Bruxelles - sarebbe stata la prima della storia dell’Unione - solo grazie a lunghissimi negoziati che hanno portato a una sospensione del giudizio da parte della Commissione europea.

Secondo le ultime previsioni della stessa Commissione, il Pil portoghese dovrebbe crescere dell’1,6% quest’anno dopo un 2015 nel quale l’espansione è stata dell’1,5%; il deficit, che ha raggiunto il 4,2% del Pil nel 2015, dovrebbe scendere al 3,4% quest’anno; mentre il debito dovrebbe restare vicino al 130% del Pil.

«Spostarsi dal percorso avviato dal precedente governo sarebbe rischioso per il Portogallo», ha ammonito il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, notando «il nervosismo già presente sui mercati». Più accomodante il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem: «Noi apprezziamo davvero molto l’impegno delle autorità portoghesi per preparare in anticipo misure addizionali che potrebbero essere implementate se necessario».

Le misure del governo sui salari del pubblico impiego e sulle tasse, «possono portare qualche risultato nel breve periodo ma possono anche frenare la competitività conquistata a fatica», scrivono gli esperti di Morgan Stanley Research. «Le riforme realizzate stanno mostrando i primi effetti, e il doppio surplus nelle partire correnti e nel bilancio primario è un risultato chiave. Ma - aggiungono alla Morgan Stanley - il tessuto economico è strutturalmente debole e rimangono problemi profondi, inclusi l’indebitamento complessivo e il basso potenziale di crescita».

Il governo socialista intanto guarda avanti. «Certo che seguiamo con la massima attenzione la situazione sui mercati», ha spiegato il ministro delle Finanze portoghese Mario Centeno. «Ma chi dice che il nostro governo non è impegnato sul risanamento e sulle finanze dice il falso. A maggio - ha aggiunto Centeno - quando le agenzie di rating e la Commissione europea faranno le loro valutazioni di medio periodo sul budget, vedrete che daranno un parere positivo».

© Riproduzione riservata