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L’arringa di Cameron ai parlamentari: Brexit è un salto nel buio

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referendum del 23 giugno in gran bretagna

L’arringa di Cameron ai parlamentari: Brexit è un salto nel buio

Nel giorno in cui il mondo bancario britannico accelera la campagna contro l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea - è il settore che più risentirebbe della decisione - il premier conservatore David Cameron mette in fila tutte le argomentazioni per dire ai parlamentari: meglio dentro che fuori. Il Regno Unito è già un «grande Paese» «ma può essere ancora più grande» all'interno dell'Unione europea, dice Cameron intervenendo alla Camera dei Comuni. Lasciare l'Europa sarebbe invece un «grande salto nell'ignoto» e «minaccerebbe la nostra sicurezza economica e nazionale». Non solo: se col referendum del prossimo 23 giugno i britannici votassero per l’exit, «perderemmo l'accesso al mercato unico e la scelta segnerebbe«una decisione vitale per il futuro del nostro Paese, è una decisione definitiva». «Se vuoi guidare l'Europa devi starci dentro - è il ragionamento del leader dei Tories - . Se invece vuoi essere guidato dall'Europa, sei libero di fare come la Norvegia» che non appartiene all'Ue ma ne subisce le normative.

Mentre la sterlina tocca i minimi da 7 anni contro il dollaro, Cameron illustra al Parlamento i termini dell'accordo raggiunto a Bruxelles la settimana scorsa: il Paese partecipa a quella parte di Ue «che funziona per noi» ma non a quella che non gli interessa, come l'euro. Ribadisce che l'intesa con l'Ue è legalmente vincolante e rassicura Londra su alcune materie, prima di tutto l'immigrazione. «La gente diceva che era impossibile ottenere un reale cambiamento in questo settore e invece è quello che abbiamo fatto».

Cameron parla mentre la Bbc conteggia già cento su 330 deputati del partito conservatore che dichiaratamente sostengono Brexit, fra loro il sindaco di Londra Boris Johnson, anche lui parlamentare e conservatore, presa di posizione così pesante anche per la tenuta della sterlina che ha dato vita all’ apposito gioco di parole «Borxit». È proprio al popolare sindaco di Londra che Cameron sembra rivolgersi quando dice che il referendum del 23 giugno sarà «la decisione finale» dei britannici e non vi sarà un secondo negoziato con Bruxelles, ipotesi avanzata dallo stesso Johnson. Un secondo negoziato - è il caustico passaggio del premier - «è un’idea per passerotti». «Non mi soffermerò sull'ironia di alcune persone che vogliono lasciare l'Ue per rimanerci» dice Cameron «questo tipo di approccio - continua - ignora diversi punti fondamentali di democrazia e diplomazia»; il premier è ancora più chiaro: «Non conosco nessuno che ha iniziato le pratiche del divorzio per poter rinnovare il matrimonio». Dopo anni in cui il rapporto ha vissuto diverse fasi e punte di aperta rivalità, è ora lampante la distanza fra i due politici che più diversi non potrebbero essere: «Non correrò per la rielezione, non ho altro interesse che ciò che è meglio per il nostro Paese» dice il premier lasciando cadere lì che non tutti possono dire lo stesso, come appunto il sindaco di Londra che mirerebbe alla guida dei Tories.

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