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L’intesa Ue-Turchia alla prova dei diritti umani

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EMERGENZA MIGRANTI

L’intesa Ue-Turchia alla prova dei diritti umani

Bruxelles - È un’intesa preliminare quella che la Turchia e i Ventotto hanno raggiunto nella notte di lunedì dopo 12 ore di negoziato. L’obiettivo è di arginare l’arrivo in Europa di migranti provenienti dal Vicino Oriente, togliendo ogni incentivo all’attraversamento del Mediterraneo. La bozza di accordo, fortemente voluta dalla Germania, contiene elementi controversi. I prossimi dieci giorni, in vista del vertice europeo di metà marzo, saranno dedicati a un negoziato delicato.
L’intesa prevede prima di tutto il rinvio dalla Grecia alla Turchia di tutti i nuovi migranti irregolari arrivati in Europa. Nel contempo, per ogni siriano giunto in Turchia dalla Grecia, dovrebbe esserci un siriano attualmente in Turchia che venga reinsediato in Europa «nel quadro degli impegni esistenti». L’obiettivo, si legge in un comunicato pubblicato nella notte, è «di smantellare il modello economico» dei trafficanti, e «di spezzare il legame tra la traversata per mare e l’installazione in Europa».
In cambio di questo aiuto turco, i Ventotto sono pronti a concedere ad Ankara alcuni nuovi benefici. Nel comunicato, i paesi membri si dicono pronti ad aumentare gli aiuti finanziari alla Turchia, oltre i 3,0 miliardi di euro già previsti. Inoltre, i Ventotto sono d’accordo di garantire ai turchi il viaggio senza visto in Europa già in giugno, e non solo in ottobre come previsto dal precedente piano di azione con Ankara, raggiunto faticosamente alla fine di novembre.

Sempre a favore della Turchia è la possibilità di aprire rapidamente nuovi capitoli negoziali per un eventuale futuro ingresso del paese nell’Unione. Più in generale, i Ventotto ribadiscono nel comunicato l’impegno a bloccare la rotta balcanica verso Nord, chiudendo le frontiere ai migranti irregolari; e sottolineano la necessità di aiutare la Grecia, che rischia di diventare un enorme campo-profughi in un momento in cui il trasito verso Nord è sempre più difficile (si veda Il Sole 24 Ore del 3 marzo).
Le misure contengono un aspetto innovativo: lo scambio relativo ai rifugiati siriani. L’obiettivo è di dissuadere il cittadino siriano dall’attraversare il Mediterraneo, promettendogli che gli sarà più facile raggiungere l’Europa attraverso una operazione di reinsediamento. Secondo una ricostruzione del vertice di ieri, le nuove proposte turche sono state preparate in stretta collaborazione con la Germania. Proprio questo aspetto ha indispettito molti partner, e messo in ombra il tradizionale motore franco-tedesco.
La cancelliera Angela Merkel deve assolutamente rassicurare la sua opinione pubblica a ridosso di elezioni regionali particolarmente incerte domenica prossima. L’arrivo in Germania di un milione di persone nel 2015 ha creato non poche tensioni sociali nel paese. Lo scambio di siriani tra la Turchia e l’Unione, spiegava nella notte un esponente comunitario, è «un cambio di paradigma». Ha poi aggiunto: «Se funziona, potremo ridurre alla radice il numero di profughi che arrivano in Europa».

Come detto, l’intesa è preliminare. Vi sono nodi politici, morali, economici ancora tutti da risolvere. Alcuni governi sono freddi all’idea di dare altri soldi ad Ankara. Alla Francia non piace concedere ai turchi libertà di viaggio in Europa. Cipro guarda con preoccupazione all’apertura di nuovi capitoli negoziali. Tra le altre cose, alcuni esperti si chiedono inoltre se sia legittimo trasferire dalla Grecia alla Turchia persone che hanno bisogno di protezione internazionale.
François Gemenne, professore all’Università di Liegi, nota il dubbio morale che sottintende alla scelta di un paese di rifiutare la protezione a una persona che ne ha visibilmente diritto. Il timore di molti diplomatici e organizzazioni umanitarie è che una decisione dell’Unione in tal senso possa comportare ricorsi dinanzi alla Corte europea dei diritti dell’Uomo. Lo stesso Alto commissario per i rifugiati dell’Onu (Unhcr) Filippo Grandi ha espresso preoccupazione per «un qualsiasi accordo che possa prevedere un respingimento indiscriminato da un paese all’altro e senza le garanzie per la protezione dei rifugiati stabilite dal diritto internazionale». Altri giuristi si chiedono se l’eventuale intesa non rinneghi anch’essa il Principio di Dublino, per il quale c’è l’obbligo del paese europeo a valutare la domanda di asilo.

Da mesi ormai i paesi membri sono alle prese con un meccanismo di ricollocamento dei profughi arrivati in Europa e di reinsediamento di quelli ancora in paesi terzi che stenta a decollare. Nel comunicato di lunedì notte, si precisa che l’eventuale intesa con la Turchia, i cui dettagli andranno negoziati entro il prossimo vertice europeo del 17-18 marzo, non comporta nuovi impegni su questo fronte. L’obiettivo è anche di rassicurare i paesi dell’Est che ancora non sono convinti di volervi partecipare.