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In viaggio da Bruxelles a Roma. Ma dove sono i controlli alla frontiera?

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dopo l’attentato

In viaggio da Bruxelles a Roma. Ma dove sono i controlli alla frontiera?

(Lapresse)
(Lapresse)

Il lungo viaggio di ritorno da Bruxelles. Bruxelles-Parigi-Milano-Roma. Si parte. Zaventem, l'aeroporto principale della capitale belga rimane chiuso dopo gli attentati almeno fino a lunedì. Per tornare la prima cosa che viene in mente è cercare di partire da Charleroi ma i voli sono tutti pieni per i prossimi giorni e i primi disponibili costano anche troppo. Allora si cerca di andare in treno o di raggiungere un'altra città e partire da lì. Oppure trovare una macchina da condividere.

Più tappe e più confini da attraversare. Per chi ha scelto di provare a fare almeno un tratto in treno e attraversare diversi confini, ciò che crea sconcerto è che da Bruxelles a Parigi a due giorni dagli attentati, pochissimi sono i controlli. Alla Gare du Midi, da dove partono i treni internazionali , la polizia controlla i bagagli all'ingresso, li apre un po', dà un'occhiata rapida , li tocca e poi via. Tutti in fila ma nessun documento chiesto, nessun metal detector o nessun sistema particolare di controllo. Almeno apparentemente. Dentro la stazione, una grandissima folla, molta confusione, le biglietterie dei treni internazionali sono state spostate rispetto a dove si trovano normalmente.

I viaggiatori si confondono. Per chi si prepara a prendere un treno per Parigi, non c'è alcun controllo ulteriore, né alla banchina né sul treno, né quando si arriva alla stazione dell'aeroporto Charles De Gaulle. Il controllore sul treno guarda solo il biglietto. All'aeroporto di Parigi si crea una fila abbastanza lunga per i controlli al metal detector, all'inizio della fila c'è un'addetta che ogni tanto controlla i biglietti, come negli ultimi mesi si fa già in diversi aeroporti, ma non a tutti, non a noi ad esempio. Viaggiavo con lo zaino per il computer e una sacca piccola con qualche vestito e un paio di scarpe. Lo zaino con il computer passa, la borsa con gli indumenti viene passata due volte. Al gate chiedono carta di imbarco e documento. Poi ci si imbarca e aspettiamo in fila nel corridoio che porta all'aereo. Tante file penso. Troppe.

Dall'altra parte del vetro vedo i passeggeri che scendono da un aereo appena atterrato e i loro documenti vengono controllati dalla polizia francese con un una sorta di piccolo scanner come per verificare la validità dei documenti. Si sale sull'aereo finalmente. Mi accorgo di non trovare più il telefono, chiedo di controllare se l'ho lasciato al banco del gate, c'era ancora tempo, un assistente aeroportuale mi dice di andare con lui a vedere, ripercorro tutto il corridoio, torno al gate senza biglietto ne documento in mano, vado fino alla sala d'attesa, incredula di poterlo fare e guardo l'assistente che mi fa segno di dare un'occhiata veloce. Apprezzo la disponibilità, sono un po' preoccupata per la sicurezza. Bruxelles, Parigi, Milano e poi Roma. Il viaggio finisce qui, ma i pensieri sono tanti. Le cose sono due: nonostante tutto Schengen ancora c'è (per fortuna), ma le falle nei controlli alla sicurezza pure.

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