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Parigi e Bruxelles: una sola grande cellula al servizio della Jihad

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terrorismo internazionale

Parigi e Bruxelles: una sola grande cellula al servizio della Jihad

Erano molti. Più di quanto si pensasse. Più del commando di terroristi che attaccò le Torri Gemelle l'11 settembre del 2001. Erano interconnessi, organizzati. E viaggiavano liberamente in Europa, alcuni di loro facendo la spola dalla Siria al Belgio e passando – a volte soggiornando - per la Germania e la Grecia.
Sarebbero quasi 30 i jihadisti – tra quelli uccisi e quelli fermati – coinvolti negli attentati in Francia e in Belgio. Tutti in contatto tra loro. A riprova che la cellula di Parigi e quella di Bruxelles facevano parte di uno stesso gruppo. Non solo. Molti di loro avevano combattuto nella stessa unità di foreign fighters in Siria. L'ennesima conferma di come il fenomeno degli aspiranti jihadisti partiti dai Paesi europei alla volta di Siria e Iraq sia legato al pericolo concreto di un loro rientro per effettuare attentati e attacchi nei loro rispettivi paesi di origine.

Verviers, Parigi, Bruxelles: una sola grande cellula
Gli inquirenti di Francia e Belgio stanno arrivando alla stessa conclusione. Le due cellule rispondevano probabilmente alla stessa struttura gerarchica. Decisivo è stato il ruolo della cellula di Verviers, la cittadina belga nella provincia di Liegi, dove il 15 gennaio del 2015, otto giorni dopo la strage di Charlie Hebdo, le forze speciali effettuano un blitz contro una abitazione uccidendo due terroristi e ferendone uno. Alcuni riescono a fuggire. Tra di loro Abdelhamid Abaaoud, un personaggio rivelatosi poi decisivo. Erano quasi tutti tornati dalla Siria da una settimana e stavano preparando un grande attentato in Belgio, riferiscono dopo il blitz le autorità del Belgio.

I tre coordinatori
Sono almeno tre le figure chiave della cellula franco-belga, tutti morti durante gli attentati o uccisi nei blitz antiterrorismo. Il belga Abdelhamid Abaaoud, definito il regista degli attentati di Parigi, il suo connazionale Naji, Laachraoui, l'artificiere, e l'algerino Mohammed Belkaid (conosciuto come Samir Bouazid). Sul feroce ventottenne Abaaoud si è già scritto già molto. Il jihadista cresciuto nel quartiere di Molenbeek era divenuto un personaggio influente nei quadri dell'Isis fino a divenirne il responsabile dei jihadisti da inviare in Europa per gli attentati. A lui sono attribuiti la regia della strage di Parigi (13 novembre 2015) e gli attentati – sventati – contro le chiese di Villejuif (aprile 2015) e sul treno Thalys diretto a Parigi (agosto 2015).

Con il passare dei giorni emerge con maggior evidenza il ruolo decisivo giocato da Najim Laachraoui come elemento di collegamento tra la cellula di Parigi e quella di Bruxelles. Il suo Dna è stato trovato sulle cinture esplosive utilizzate al Bataclan e allo Stade de France e in diversi nascondigli del Belgio. Cittadino belga, 24 anni, Najim aveva interrotto i suoi studi universitari in chimica, conseguendo eccellenti voti negli esami di laboratorio. Si è fatto saltare in aria all'aeroporto di Zaventem martedì scorso. La carriera terroristica dell'algerino Bouazid finisce il 15 marzo a Forest, alla periferia di Bruxelles, quando gli agenti di polizia, pensando di procedere a una normale perquisizione, si trovano davanti ad uno dei covi della cellula. Anche lui, come Laachraoui, ha giocato un ruolo chiave negli attentati di Parigi.

Gli esecutori
Scendendo nella struttura si trovano gli esecutori. Almeno 14-16 membri. Di cui una buona parte uccisi dalle forze di polizia o morti come kamikaze. Tra questi i fratelli el-Bakraoui, i due kamikaze di Bruxelles, arrestati nel luglio e nell'agosto dell'anno scorso dalla polizia turca vicino alla Siria , inviati in Europa e inspiegabilmente rilasciati dalle autorità del Belgio.
Pochi i jihadisti arrestati per quanto negli ultimi giorni siano state fermate oltre 10 persone sospette. Tra questi primeggia l'enigmatico Salah Abdeslam, l'ultimo sopravvissuto del commando di arrestato tre giorni prima degli attacchi di Bruxelles (che stava coordinando e a cui avrebbe dovuto partecipare con un commando armato di kalashnikov per le vie della capitale belga). Suo fratello Brahim era uno dei kamikaze di Parigi. Dopo l'identificazione dell'”uomo con il cappello”, arrestato giovedì sera, i ricercati ancora in fuga sarebbero davvero pochi: il secondo terrorista del metrò di Bruxelles, ancora ignoto. In fuga anche Mohammed Abrini, belga marocchino di 30 anni, amico di Abdelslam e sospettato di aver preso parte agli attentati di Parigi. Oltre a un siriano, Naim el Hamed, definito pericoloso ma ancora non identificato.

I due possibili leader
È ancora da accertare il loro ruolo, ma in posizioni al vertice di questa struttura potrebbero trovarsi due pericolosi ricercati jihadisti francesi, originari delle isole della Réunion. Il primo è Fabien Clain, 37 anni di Tolosa. Il suo nome compare svariate volte in diversi dossier sul terrorismo islamico. Condannato nel 2009 per aver svolto un ruolo decisivo nella filiera di Artigat, deputata al reclutamento di jihadisti (anche aspiranti kamikaze) da spedire in Iraq, dopo esser stato implicato in almeno in un altro attentato fallito, il suo nome viene identificato con la voce nell'audio in cui lo Stato islamico rivendicava l'attentato di Parigi. Audio in cui suo fratello Jean-Michel Clain accompagna con una litania la rivendicazione. Entrambi sarebbero partiti per la Siria da cui dirigerebbero le operazioni.

L'unità addestrata in Siria
Che non fossero dei lupi solitari – o jihadisti fai da te – era già emerso sin dall'inizio. Ma secondo quanto riferito da Hisham al-Hashemi, l'esperto consigliere del Governo iracheno sull'Isis, risulta che una parte della cellula jihadista franco-belga era arrivata in Siria già nel 2013. Laachraoui in gennaio, un mese prima che l'Isis avviasse la sua offensiva contro Raqqa, oggi la capitale del sedicente Califfato. In settembre arrivò anche Samy Amimour, 29 anni, francese, ex conducente di bus che si fece esplodere al Bataclan. Sempre secondo al-Hashemi quasi tutti i terroristi di Bruxells e di Parigi si unirono presto al battaglione dell'Isis Tariq bin Ziyad Brigade, l'unità più addestrata di foreign fighters in quell'area. Inizialmente l'obiettivo era conquistare posizioni in Siria con azioni di sabotaggio ed attentati. Ma dopo l'avvio della missione aerea internazionale contro l'Isis, nel settembre del 2014, il gruppo cambia obiettivo.

Quanti di loro circolano ancora in Europa?
Difficile stabilirne il numero esatto. Secondo Hasehmi 170 membri europei dell'unità Tariq sarebbero rientrati in Europa. Ma se la cellula di Bruxelles e di Parigi è stata quasi distrutta, in giro per l'Europa potrebbero esserci ancora parecchi terroristi nascosti in cellule dormienti.
Il primo ministro francese Manuel Valls, ha dichiarato che una trentina di terroristi sono stati neutralizzati, uccisi o arrestati. Ma Lo stesso Abaaoud aveva dichiarato di aver fatto entrare lui stesso in Europa 90 jihadisti pronti a colpire. Esagerava oppure era sincero?

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