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In Libia si insedia il nuovo governo ma a Tripoli fazioni in lotta e caos

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la guerra alla jihad

In Libia si insedia il nuovo governo ma a Tripoli fazioni in lotta e caos

Difeso dalle potenti milizie di Misurata, dalla marina libica e grazie a un probabile monitoraggio a distanza di forze aeree e navali di Italia, Francia, Regno Unito e Usa, il governo libico di riconciliazione nazionale ha visto finalmente la luce a Tripoli.

Dopo i tentativi andati a vuoto negli ultimi giorni, i sei membri del Consiglio presidenziale guidato dal premier, Fayez al Serraj, sono giunti ieri mattina a Tripoli dopo un trasferimento a bordo di una motovedetta che da Sfax, in Tunisia, li ha portati alla base navale Abu Seta, a poca distanza dalla capitale libica, dove in serata si sono sentiti molti scambi di colpi d’arma da fuoco.

Ieri sera uomini armati hanno occupato la sede della tv tripolina al-Nabaa, ritenuta in opposizione ad al-Serraj, evacuandola; interrotte le trasmissioni. Con al-Serraj sono arrivati a Tripoli gli altri membri del Consiglio di presidenza: Ahmed Maitiq, Musa al Kuni, Abdel Salam Kajman, Fathi al Majbari, Mohammed al Amari e Ahmed Hamza.

Non è escluso che forze aeree e navali di Italia, Francia, Regno Unito e Usa, pur senza fornire una copertura militare vera e propria, abbiano controllato a distanza il trasferimento garantendo che l’operazione avvenisse in piena tranquillità. Il colonnello Abdel Rahman al Tawil, capo della commissione sicurezza del Consiglio di presidenza ha assicurato che «nessuna forza straniera ha partecipato all’operazione».

L’insediamento del nuovo esecutivo (anticipato da “Il Sole 24 Ore” del 27 marzo) sarebbe dovuto avvenire via aerea sempre da Sfax lunedì scorso ma mentre l’aereo di Serraj era già nello spazio aereo libico, il premier islamista Khalifa Ghwell aveva deciso di chiudere per alcune ore l’aeroporto Mitiga costringendo il velivolo di Serraj a fare ritorno in Tunisia. Un incoraggiamento a insediarsi a Tripoli era venuto, nei giorni scorsi, dallo stesso segretario delle Nazioni Unite Ban Ki Moon, in visita ufficiale a Tunisi.

«Lavorerò per unire i libici e ridurre le sofferenze del popolo sia sotto il profilo della sicurezza che economico», ha detto Al Serraj parlando ieri ai giornalisti. «È giunto il momento – ha osservato sempre il nuovo premier - di lavorare come libici per la Libia, voltando pagina e guardando al futuro con uno spirito di tolleranza e di fiducia in Allah, perché la vendetta e l’odio non costruiscono niente».

Comincia ora la fase più delicata nel lavoro del nuovo Governo ma l’insediamento garantisce a Serraj una posizione negoziale più forte nelle trattative con i cosiddetti “Hardliner” (l’ala più estremista e radicale) ossia Khalifa Ghwell e il Gnc (Congresso libico di Tripoli). «Quello di ieri – ha commentato al Sole 24 ore l’inviato della Farnesina per la Libia, Giorgio Starace – è un passo in avanti importante ma si apre ora una fase complessa con difficoltà e incognite che non vanno sottovalutate; spetta al nuovo esecutivo libico gestire questa fase con l’assistenza delle Nazioni unite e della comunità internazionale per evitare il ricorso all’utilizzo indiscriminato della forza».

L’insediamento è stato contestato dalle formazioni filo-islamiste. Le milizie di Ghwell hanno bloccato la strada che porta alla base navale e presidiano le vie, mentre il Gnc ha fatto appello a tutti i rivoluzionari perché si «schierino contro questo gruppo di intrusi, che infiammerà la situazione a Tripoli e ci imporrà la tutela internazionale». Soddisfazione è stata invece espressa dal premier italiano Matteo Renzi in viaggio negli Usa: «Ci auguriamo che il governo possa lavorare nell’interesse dei libici e del popolo libico» ha commentato il presidente del Consiglio mentre il responsabile della Farnesina, Paolo Gentiloni, ha auspicato che «il popolo libico garantisca al Consiglio di Presidenza e al Governo di Concordia Nazionale il pieno supporto e la massima cooperazione e che le istituzioni politiche e finanziarie collaborino per consentire l’immediato e pacifico trasferimento dei poteri».

Per l’inviato delle Nazioni Unite per la Libia, Martin Kobler, l’arrivo, seppur fortunoso, del premier libico Fayez al Serraj a Tripoli rappresenta «un passo importante nella transizione democratica e sulla strada verso la pace, la sicurezza e la prosperità».

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