Mondo

Renzi: «L’Italia non deve avere paura del futuro»

  • Abbonati
  • Accedi
il viaggio negli usa

Renzi: «L’Italia non deve avere paura del futuro»

Matteo Renzi ha chiuso il suo viaggio a Chicago chiedendo agli italiani di scrivere con lui una nuova pagina di storia: «Non dobbiamno avere paura del futuro, purtroppo in Italia sono in molti ad averlo e invece dobbiamo abbracciare il futuro perché ci porta cose buone». Il Presidente del Consiglio ha anche spiegato ai suoi interlocutori, raccolti a un forum sull’Italia organizza da Ice Agenzia, che in Europa c’è anche paura per il terrorismo: «La paura va sconfitta con gli investimenti. In serata infine a una cena offerta dal sindaco Rahm Emanuel, vicinissimo a Obama, ha intonato proprio con Emanuel le note di «Sweet home Chicago».

Nella sua tappa di ieri a Chicago di questo viaggio americano, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha dato dall’America tre messaggi: il primo è che l’America resta un traino chiave per le nostre esportazioni, il secondo, che il nostro Pil ha finalmente un segno più, la terza che per garantire la continuità degli investimenti diretti dobbiamo continuare a dare garanzie di stabilità del nostro governo. «L’Italia oggi esprime stabilità grazie anche alle riforme del governo e guardando in avanti dobbiamo garantire che la stabilità giochi un ruolo chiave, dobbiamo creare un business climate più semplice...per questo stiamo attraendo investimenti, non stiamo svendendo».

Ci sono alcuni dati che aiutano a capire queste dichiarazioni di Renzi: le nostre esportazioni negli Stati Uniti sono state di circa 40 miliardi di dollari nel 2015, con un aumento del 25% e con un surplus di 25 miliardi di dollari a nostro vantaggio. In questo contesto macroeconomico, la parte del leone l’ha fatta il settore delle macchine con una quota di 10 miliardi di dollari e un aumento delle esportazioni che si aggira di nuovo attorno al 20%, e su questi 10 miliardi, le macchine utensili, quei prodotti del manifatturiero meccanico avanzato, valgono 6 miliardi di dollari. Ottima performance anche sul piano degli investimenti diretti italiani negli Stati Uniti, parliamo per i primi sei mesi del 2015 di 5 miliardi di dollari, il 50% in più rispetto al 2014. Per gli investimenti americani in Italia la cifra è leggermente più bassa, ma parliamo sempre di circa 4 miliardi di dollari.

Bastano queste cifre a dare il contesto d’insieme all’appuntamento di ieri sul manifatturiero italiano a Chicago, al quale ha partecipato anche Renzi: l’Italia resta competitiva a livello globale, le esportazioni tirano, gli investimenti diretti a livello globale sono aumentati a livello record: «Possiamo offrire una “New Italian Way”», ha detto Renzi al Fermilab durante una delle visite nella sua tappa a Chicago. Dove ha anche esortato: «Sconfiggiamo il terrorismo uscendo dalla paura». Più tardi nel discorso di apertura del convegno, Renzi si è concentrato su un messaggio d’insieme: «Non mi preoccupo di un più o meno 0,1%, dobbiamo guardare in avanti e la situazione è molto semplice: nei primi due anni del nostro governo ci siamo dedicati a fare quello che non era stato fatto nei 20 anni precedenti, abbiamo fatto le riforme per il mercato del lavoro etc. quelle che ormai il mondo conosce. I prossimi due anni li dedicheremo a capitalizzare su queste riforme, ragioneremo su quel che sarà l’Italia dei prossimi 20 anni. La questione è come investire di più in innovazione, capitale umano, infrastrutture, inclusa la banda larga... Se siamo una potenza mondiale lo siamo grazie alla forza dell’intelligenza del capitale umano, è su questo che dobbiamo investire».

Renzi ha elogiato la competitività del nostro manifatturiero avanzato, un manifatturiero che grazie alla specializzazione di nicchia, alla creatività e alla flessibilità produttiva riesce a competere sul piano globale con i più avanzati produttori tedeschi e giapponesi.

Ed è questo il tono di fondo che ha dominato il forum di ieri organizzato dall’Italian Trade Agency, certamente il forum più importante quest’anno in America per numero di partecipanti e per l’identificazione di missioni molto precise. «Uno dei nostri punti di forza sta nella coesione dei distretti industriali, un modello che il Presidente Obama sta cercando di riprodurre con i suoi Hub manifatturieri - ha detto Riccardo Monti, il Presidente dell’Italian Trade Agency, la nuova ICE - ma per dare forza allo sbocco abbiamo anche investito 60 milioni di dollari in promozione in questo paese nel 2015 e lo stesso faremo nel 2016. Questo ha contribuito ai risultati positivi». Al convegno c’erano una quarantina di aziende italiane e una decina di rappresentanze istituzionali. C’erano il viceministro Ivan Scalfarotto, Luigi Galdabini, amministratore delegato dell’omonima azienda e presidente dell’Ucimu (Unione Italiana Macchine Utensili); c’era una delegazione di Confindustria che ha presentato le azioni per contribuire a rafforzare i distretti, a renderli impermeabili alle sfida che arrivano da ogni parte del mondo contribuendo al progetto per realizzare «Fabbriche Intelligenti» che puntano alla fabbricazione personalizzata, alla modellazione integrata per l’ecoefficienza alla valorizzazione delle risorse umane nel rapporto uomo robot. C’era Gian Maria Gros Pietro, presidente del comitato di gestione di Intesa San Paolo e professore alla Luiss di economia industriale; c'erano il sindaco di Chicago Rahm Emanuel, il CEO di Fiat Chrysler Sergio Marchionne, il nuovo ambasciatore d’Italia Armando Varricchio e moltissimi industriali che hanno portato le loro testimonianze dirette sempre per guardare in avanti.

© Riproduzione riservata