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Il Papa tra i migranti a Lesbo: «Non siete soli»

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il viaggio del pontefice sull’isola greca

Il Papa tra i migranti a Lesbo: «Non siete soli»

LESBO - Un documento di tre capi religiosi, in nome dell'ecumenismo “sul campo”. Ma nella sostanza anche un forte atto politico su un tema che sta mettendo a dura prova la tenuta dell'Europa nei suoi valori fondanti, specie in questa fase che vede rialzarsi i muri e chiudere le frontiere che parevano ormai quasi un lontano ricordo.

La dichiarazione congiunta firmata nel cuore del Mediterraneo da Francesco, il patriarca Bartolomeo e l'arcivescovo Ieronimos va a fondo sulla tragedia delle migrazioni e dei rifugiati: «Insieme imploriamo solennemente la fine della guerra e della violenza in Medio Oriente, una pace giusta e duratura e un ritorno onorevole per coloro che sono stati costretti ad abbandonare le loro case. Chiediamo alle comunità religiose di aumentare gli sforzi per accogliere, assistere e proteggere i rifugiati di tutte le fedi e affinché i servizi di soccorso, religiosi e civili, operino per coordinare le loro iniziative. Esortiamo tutti i Paesi, finché perdura la situazione di precarietà, a estendere l'asilo temporaneo, a concedere lo status di rifugiato a quanti ne sono idonei, ad ampliare gli sforzi per portare soccorso e ad adoperarsi insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà per una fine sollecita dei conflitti in corso. L'Europa oggi si trova di fronte a una delle più serie crisi umanitarie dalla fine della Seconda Guerra Mondiale».

I capi cristiani a Lesbo sono insieme «per manifestare la profonda preoccupazione per la tragica situazione dei numerosi rifugiati, migranti e individui in cerca di asilo, che sono giunti in Europa fuggendo da situazioni di conflitto e, in molti casi, da minacce quotidiane alla loro sopravvivenza. L'opinione mondiale non può ignorare la colossale crisi umanitaria, che ha avuto origine a causa della diffusione della violenza e del conflitto armato, della persecuzione e del dislocamento di minoranze religiose ed etniche, e dallo sradicamento di famiglie dalle proprie case, in violazione della dignità umana, dei diritti e delle libertà fondamentali dell'uomo». La tragedia della migrazione e del dislocamento forzati «si ripercuote su milioni di persone ed è fondamentalmente una crisi di umanità, che richiede una risposta di solidarietà, compassione, generosità e un immediato ed effettivo impegno di risorse. Da Lesbo facciamo appello alla comunità internazionale perché risponda con coraggio, affrontando questa enorme crisi umanitaria e le cause ad essa soggiacenti, mediante iniziative diplomatiche, politiche e caritative e attraverso sforzi congiunti, sia in Medio Oriente sia in Europa».

La firma è stata apposta alla fine della visita a Moria - il campo dove sono rinchiuse oltre 3mila persone in gran parte in fuga dalla Siria e in condizioni molto difficili, specie dopo l'accordo tra Ue e Turchia - dove il Papa ha incontrato molti migranti, ha ascoltato i loro racconti, ha assistito i loro pianti: «Voglio dirvi che non siete soli. In questi mesi e settimane avete patito molte sofferenze nella vostra ricerca di una vita migliore. Molti di voi si sono sentiti costretti a fuggire da situazioni di conflitto e di persecuzione, soprattutto per i vostri figli, per i vostri piccoli. Avete fatto grandi sacrifici per le vostre famiglie. Conoscete il dolore di aver lasciato dietro di voi tutto ciò che vi era caro e – quel che è forse più difficile – senza sapere che cosa il futuro avrebbe portato con sé. Anche molti altri, come voi, si trovano in campi di rifugio o in città, nell'attesa, sperando di costruire una nuova vita in questo continente». E ha voluto precisare: «Sono venuto qui con i miei fratelli semplicemente per stare con voi e per ascoltare le vostre storie. Siamo venuti per richiamare l'attenzione del mondo su questa grave crisi umanitaria e per implorarne la risoluzione». E ha concluso: «Questo è il messaggio che oggi desidero lasciarvi: non perdete la speranza!».

«Costruire la pace là dove la guerra ha portato distruzione e morte»
«Per essere veramente solidali con chi è costretto a fuggire dalla propria terra, bisogna lavorare per rimuovere le cause di questa drammatica realtà: non basta limitarsi a inseguire l'emergenza del momento, ma occorre sviluppare politiche di ampio respiro, non unilaterali». Francesco parla al porto di Mitilene, capoluogo di Lesbo di fronte alle coste turche che si vedono chiare all'orizzonte, prima di lanciare in mare una corona di alloro, insieme ai leader ortodossi, e prega con loro. «Prima di tutto è necessario costruire la pace là dove la guerra ha portato distruzione e morte, e impedire che questo cancro si diffonda altrove. Per questo bisogna contrastare con fermezza la proliferazione e il traffico delle armi e le loro trame spesso occulte; vanno privati di ogni sostegno quanti perseguono progetti di odio e di violenza. Va invece promossa senza stancarsi la collaborazione tra i paesi, le organizzazioni internazionali e le istituzioni umanitarie, non isolando ma sostenendo chi fronteggia l'emergenza».

Il Papa lancia di nuovo il suo «accorato appello alla responsabilità e alla solidarietà di fronte a una situazione tanto drammatica. Molti profughi che si trovano su quest'isola e in diverse parti della Grecia stanno vivendo in condizioni critiche, in un clima di ansia e di paura, a volte di disperazione per i disagi materiali e per l'incertezza del futuro. Le preoccupazioni delle istituzioni e della gente, qui in Grecia come in altri Paesi d'Europa, sono comprensibili e legittime. E tuttavia non bisogna mai dimenticare che i migranti, prima di essere numeri, sono persone, sono volti, nomi, storie. L'Europa è la patria dei diritti umani, e chiunque metta piede in terra europea dovrebbe poterlo sperimentare, così si renderà più consapevole di doverli a sua volta rispettare e difendere».

Poi la preghiera: Francesco ricorda che Dio non ha abbandonato suo Figlio, «quando fu condotto in un luogo sicuro da Maria e Giuseppe». «Così ora sii vicino a questi tuoi figli e figlie attraverso la nostra tenerezza e protezione».

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