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Petrolio, fallisce il super summit a Doha per le tensioni Arabia-Iran

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in gioco il congelamento della produzione

Petrolio, fallisce il super summit a Doha per le tensioni Arabia-Iran

Non si è trovato nessun accordo al vertice di Doha sul congelamento della produzione di petrolio. Lo ha riferito il ministro del petrolio nigeriano, Ibe Kachikwu, all'agenzia Bloomberg. La trattativa è andata avanti da questa mattina, con una lunga interruzione, ma si è conclusa con un nulla di fatto per le tensioni Arabia-Iran.

Nella capitale del Qatar si svolgeva infatti il vertice di 18 Paesi Opec e non Opec - inclusa la Russia - che cercava un accordo per congelare la produzione di petrolio ai livelli di gennaio e mantenerla così fino al prossimo ottobre, l’obiettivo più realistico visto che già alla vigilia di questo importante summit era escluso che si potesse arrivare a un taglio della produzione. Il vertice è iniziato stamattina ma l’accordo tardava ad arrivare perché l’Arabia Saudita, il primo produttore mondiale che guida le danze, ha detto che tutti i Paesi Opec devono essere d’accordo e dunque partecipare al congelamento della produzione, secondo fonti Opec citate da Reuters. Che ha visto la nuova bozza d’accordo dove sono scomparsi i punti vincolanti presenti nella precedente versione.

Se tutti i membri Opec devono essere d’accordo, uno non lo era già da prima. Causa del falimento sono state infatti le tensioni fra Arabia e Iran, membro Opec che rifiuta il congelamento perché da gennaio con la rimozione delle sanzioni dell’Occidente per il programma nucleare ha di nuovo potuto immettere il suo greggio nei mercati mondiali. Adesso Teheran non vuole autolimitarsi, come l’Arabia gli chiede da qui le frizioni fra due più importanti produttori Opec e il fallimento del vertice odierno. Il ministro del Petrolio iraniano Zanganeh era stato chiaro nei giorni scorsi, ha infatti evitato anche solo di partecipare al vertice e definito le obiezioni saudite «ridicole».

L’accordo è stato prima in dubbio poi è fallito perché l’Arabia ha deciso di far dipendere il via libera al congelamento all’adesione iraniana, che si sapeva già non sarebbe arrivata. Svanisce così la possibilità di un patto di Paesi Opec e non Opec che nei piani doveva far aumentare i prezzi del greggio. La discussione è andata avanti per cinque ore, vi è stato anche un violento confronto fra Arabia e Russia per le parole da usare nel comunicato, mentre la borsa dell'Arabia Saudita chiudeva in flessione.

I ministri presenti all'incontro hanno rassicurato che le trattative continueranno, hanno detto - ha fatto sapere una fonte Opec - che «hanno bisogno di più tempo». Probabilmente entro giugno sarà organizzato un nuovo vertice, ma il timore è che a risentirne sia immediatamente il prezzo del petrolio che si sperava potesse risalire proprio grazie a questo vertice. Altro timore è che l’Arabia faccia quanto minacciato, cioè un improvviso aumento della produzione se questo vertice fosse fallito. Le quotazioni internazionali del greggio hanno ripreso a salire da qualche settimana proprio grazie alle ipotesi di accordo tra i Paesi produttori, con il Brent e il Wti Usa tornati sopra i 40 dollari al barile dopo aver toccato a gennaio minimi sotto i 30. «Senza un accordo oggi, probabilmente diminuirà la fiducia dei mercati nella capacità dell’Opec di ottenere un bilanciamento delle scorte, i prezzi finora erano aumentati in vista di questo possibile accordo» dice un analista di Natixis. (an. man.)


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