Mondo

Giappone, dal terremoto forti danni all'intera economia

  • Abbonati
  • Accedi
dopo il sisma

Giappone, dal terremoto forti danni all'intera economia

TOKYO - L'isola del Kyushu era fino a settimana scorsa considerata relativamente meno esposta a terremoti di forte intensità rispetto al resto dell'arcipelago giapponese. Anche per questo nell'ultimo decennio ha attirato nuovi investimenti nel settore manifatturiero: da circa 120 anni non registrava un terremoto di magnitudo superiore a 7. All'1.25 di sabato, pero', e' arrivato un sisma di magnitudo 7.3, appena 28 ore dopo una prima grande scossa da 6.4 (42 morti, migliaia di feriti e piu' di 110mila sfollati).

I danni ingenti alle infrastrutture stanno cominciando a pesare sull'intera economia giapponese e sulla Borsa di Tokyo (oggi -3,4% il Nikkei), incidendo profondamente sulle catene produttive e provocando sospensioni di attivita' in numerose fabbriche sparse per tutto il Paese.


I titoli delle società' automobilistiche ed elettroniche con impianti nella regione hanno esordito oggi con ribassi tra il 4 e il 14%.

SEMICONDUTTORI A RISCHIO. L'area di Kumamoto - epicentro del sisma - genera solo l'1,1% del Prodotto interno lordo giapponese ma, con una certa esagerazione, e' a volte indicata come la “Silicon Valley” giapponese per la presenza di numerosi stabilimenti avanzati nel settore dei semiconduttori e dei sensori per immagini. Nel Kyushu, ad esempio, Sony (oggi -6,5% il suo titolo) produce sensori per gli smartphone della Apple e di altre aziende produttrici di telefonini e videocamere: il suo impianto di Kumamoto resta chiuso, ma hanno riaperto quelli di Oita e Nagasaki. Mitsubishi Electric ha a Kumamoto e Fukuoka due grandi impianti per semiconduttori destinati a un vasto raggio di applicazioni. Renesas (oggi -14% in Borsa) ha in zona uno dei suoi principali stabilimenti per microcontrollers, di cui ha ammesso danni a varie attrezzature: proprio questa società (oggi -10% in Borsa) era stata al centro di forti scompensi nella catena produttiva globale dell'automotive nel 2011, quando era stato devastato il suo impianto nel Giappone settentrionale. In questi anni, comunque, varie aziende hanno cercato di diversificare la base produttiva per evitare carenze assolute di componentistica: l'impatto internazionale dovrebbe essere questa volta più limitato.

IL CASO TOYOTA. Oggi il titolo di Toyota ha accusato un ribasso intorno al 5%, al pari delle azioni del suo fornitore Aisin Seiki. Sono le due aziende più esposte nel settore automotive alle conseguenze del sisma del Kyushu (che conta per oltre il 10% della produzione automobilistica del Paese), anche perché le continue scosse di assestamento impediscono ancora di valutare appieno l'entita' dei danni ai loro impianti produttivi nella regione. Toyota ha annunciato non solo che nel Kyushu i suoi stabilimenti resteranno fermi per almeno una settimana - a partire da quello di Fukuoka che produce le Lexus - ma che si verificheranno pesanti conseguenze altrove. Tutte le sette principali linee di assemblaggio gestite direttamente dalla casa madre sospenderanno l'attivita' da mercoledì a sabato. Nel suo stabilimento di Tsutsumi, vicino a Nagoya, la produzione di Prius si fermerà domani almeno fino a domenica. Da mercoledì lo stop interesserà la fabbrica di Tahara, sempre nella provincia di Aichi. In fermata anche varie strutture di produzione nel Giappone settentrionale. L'impatto iniziale e' stimabile in una mancata produzione di 50mila vetture, ma molto dipendera' da quando l'output potrai tornare a pieno ritmo: una decisione sull'eventuale prolungamento dei fermi produttivi sarà presa verso il fine settimana.

Gia' a febbraio c'era stato un inconveniente simile: l'incendio nell'acciaieria specializzata di una affiliata della Toyota ad Aichi aveva provocato sospensioni produttive, con ritardi di consegna di 90mila veicoli. Anche Honda ha sospeso l'attività nella sua fabbrica di motocicli di Kumamoto. E Mitsubishi Motors ha interrotto la produzione nel suo impianto di Mizushima, in provincia di Okayama.

ALTRE CONSEGUENZE. Il settore del turismo e' destinato a essere particolarmente colpito nel Kyushu, anche perché il sisma e' avvenuto poco prima della principale settimana turistica, la “Golden Week” che scatta tra la fine aprile e l'inizio di maggio. Varie catene distributive hanno inoltre dovuto chiudere numerose strutture oppure ridurre gli orari di apertura. Il servizio dei treni veloci Shinkansen resta sospeso, con un impatto sulla redditivita' della società' di gestione. Il terminal dell'aeroporto di Kumamoto e' stato danneggiato. Cancellati numerosi pacchetti turistici. Il ministero cinese degli esteri ha raccomandati ai cittadini di non visitare il Kyushu fino al 16 maggio, anche per i timori sull'arrivo di forti scosse di assestamento. Secondo l'agenzia turistica giapponese, almeno 15 hotel hanno subito sensibili danni. Un simbolo turistico come il famoso castello di Kumamoto, che in 400 anni aveva per lo più resistito a guerre, rivoluzioni, incendi e terremoti, e' stato pesantemente danneggiato.

© Riproduzione riservata