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La vera domanda è se Trump potrà davvero diventare presidente

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La vera domanda è se Trump potrà davvero diventare presidente

Donald Trump (Ansa/Ap)
Donald Trump (Ansa/Ap)

NEW YORK - La domanda che dobbiamo porci oggi non è se Donald Trump vincerà la nomination repubblicana, ma se potrà davvero diventare Presidente degli Stati Uniti d'America. La vittoria di ieri notte di Trump è stata schiacciante: 5 stati su 5, con una forte maggioranza, che ha spesso superato il 60%. Trump non sara' amato dalla leadership del suo partito (che però ormai comincia a fare buon viso a cattivo gioco) e' indietro nei sondaggi nazionali rispetto a Hillary Clinton, è considerato un volgarone e non preparato su molti dossier chiave.

Ma è il candidato che finora ha vinto di più e meglio rispetto a qualunque altro candidato democratico o repubblicano. Ieri ad esempio la Clinton ha fatto bene in tre stati, Pennsylvania, Maryland e Delaware ma ha faticato in Connecticut e ha perso il Rhode Island a vantaggio di Bernie Sanders. Trump invece ha sbaragliato gli altri due concorrenti, che pure si erano messi d'accordo per spartirsi Indiana e New Mexico in prossimi appuntamenti. Come ha riconosciuto il New York Times, che aveva pure appoggiato Kasich per le elezioni locali in campo repubblicano, Trump dimostra una grinta e una leadership politica che gli altri non hanno. Non importa se i suoi valori o i suoi principi o le sue ricette politiche non siano condivisibili. Importa che riesca a prevalere in scioltezza sugli avversari.

Per questo ormai le primarie repubblicane, a meno di un disastro che oggi non possiamo anticipare, andranno a Trump. Come si può pensare di dirottare la convention su un Kasich che obiettivamente, con una sola vittoria in 43 stati non potrà avere alcuna rivendicazione di leadership sulla base elettorale del partito. Per non parlare di Cruz. Potra' anche fare bene in Indiana se davvero correrà da solo contro Trump ( il dubbio c’è perche' l'accordo di “desistenza” ieri era in parte saltato), ma dal punto di vista matematico non ha alcuna possibilita' di accumulare delegati a sufficenza per raggiungere il livello di 1.237 delegati. E con ieri notte Trump ha accumulato 945 delegati contro i 563 di Cruz. È a un passo dunque dal numero minimo per avere la nomination garantita. E gli basterebbero a questo punto solo due stati per superare la soglia necessaria, l'Indiana e la California. Kasich è appena a 15 delegati e francamente non si capisce perché non si ancora ritirato. Hillary invece, che deve accontentarsi di una spartizione proporzionale dei delegati ne ha conquistati ieri 72 arrivando a quota 2026 se includiamo i superdelegati, Sanders invece con superdelegati è a quota 1291. Anche in questo caso la partita e' ormai decisa, ma Sanders andrà avanti fino in fondo per portare avanti la sua agenda politica della sinistra del partito. E l'America si interroga un po' inquieta, un po' perplessa se davvero sara' possibile che all'inaugurazione di Gennaio al posto di Barack Obama ci sara' il suo opposto a 180 gradi, Donald Trump. E in America, come sappiamo tutto e' possibile.

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