Donald Trump si impone per Ko tra i repubblicani. Hillary Clinton prosegue la metodica marcia verso la nomination democratica vincendo nettamente ai punti.
E' stato questo il responso dei cinque grandi stati del Nordest degli Stati Uniti che ieri sono andati al voto nelle elezioni primarie.
Pochi attimi dopo la chiusura delle urne, alle otto di sera, Trump veniva già dichiarato vincitore con percentuali travolgenti in tre stati, la Pennsylvania, il Connecticut e il Maryland, facendo presagire un esito migliore delle sue stesse previsioni. Nel giro di qualche minuto il costruttore e personalità televisiva diventato politico conservatore allungava il novero dei successi con gli ultimi due stati in lizza, il Rhode Island e il Delaware.
A conti fatti un autentico “en plein”, quasi sempre con il 60% o più dei consensi, che ha rafforzato le sue aspirazioni per la Casa Bianca. Gli elettori interpellati all'uscita dai seggi hanno indicato a gran maggioranza di ritenere che sarebbe proprio Trump ad avere diritto alla nomination del partito qualora arrivasse alla convention in vantaggio di delegati ma con meno dei 1.237 formalmente necessari. E il New York Times, in un editoriale sulla sua schiacciante vittoria nelle cinque primarie, ha parlato di lezione per tutti, repubblicani e democratici, contro la crisi di leadership, l'elitismo e l'insensibilità agli elettori.
Clinton ha da parte sua archiviato rapidamente un successo in Maryland, roccaforte democratica. A ruota sono poi arrivati il Delaware e soprattutto la Pennsylvania, il premio maggiore della nottata con i suoi 210 delegati da spartirsi. L'ex Segretario di Stato si è aggiudicata tutti e tre gli stati con forti maggioranze attorno al 60 per cento. Al termine di un combattuto conteggio ha infine strappato il Connecticut. Bernie Sanders non è tuttavia uscito dallo scontro proprio a mani vuote, sfruttando il continuo scarso entusiasmo per la frontrunner: ha conquistato il rimanente stato del Rhode Island.
I rivali di entrambi i favoriti, in realtà, non demordono. Nei ranghi repubblicani, dove la leadership del partito resta ostile all'outsider Trump e al suo populismo, il senatore texano Ted Cruz punta a conquistare la prossima settimana l'Indiana, per frenare l'ascesa del frontrunner. L'altro avversario, il governatore dell'Ohio John Kasich, ha invece scommesso le sue risorse sulle successive battaglie in New Mexico e Oregon.
Tra i democratici, intanto, Sanders ha ammesso che la gara per la nomination è ormai finita e che non riuscirà ad ottenere abbastanza delegati per battere la rivale. Il senatore del Vermont, però, non ha alcuna intenzione di abbandonare la corsa, e spiega che rimarrà in corsa «fino all'ultimo voto». Il suo obiettivo è quello di andare alla Convention democratica di Filadelfia con il maggior numero di delegati possibile «a combattere per una piattaforma progressista del partito».
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