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Draghi: tassi bassi per carenza di investimenti

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INTERVENTO ALL’ASSEMBLEA ADB

Draghi: tassi bassi per carenza di investimenti

(lapresse)
(lapresse)

Occorrono più investimenti. È questa l’unica via per ridare slancio all’economia globale, e a quella di Eurolandia. Il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi, in un discorso all’Assemblea annuale dell’Asian Development Bank a Francoforte, intitolato Addressing the causes of low interest rates, ha indicato nell’eccesso di risparmi rispetto agli impieghi in attività economiche la causa delle attuali difficoltà economiche.

I bassi tassi di interesse sono solo un sintomo di questo squilibrio. Draghi aveva già espresso questo concetto in passato, per rispondere ai pensionati tedeschi - un po’ , e di nuovo, l’interlocutore implicito di tutto il discorso - che giustamente sono in difficoltà per i rendimenti ai minimi, spesso a livelli negativi. «I consumi durante l’età pensionistica - ha riconosciuto Draghi - dipendono proprio dai rendimenti che si ottengono da questi risparmi». Non è però la politica monetaria a tenere bassi i tassi: la Bce può influenzarli, ma solo nel breve termine, e marginalmente.

Sarebbe un errore, ha poi aggiunto Draghi, se non la politica monetaria facesse altrimenti. Tassi bassi segnalano un eccesso di risparmi, legati alle tendenze demografiche - la popolazione invecchia e le persone mettono risorse da parte per il periodo, spesso lungo, in cui non lavorano - e una scarsità di investimenti per la riduzione delle spese di capitale pubbliche «in un contesto di alti debiti» e per la bassa produttività, che non garantisce grandi ritorni. Secondo uno studio - della Bank of England - questi fattori «possono spiegare circa 400 punti base della flessione da 450 punti base nei tassi di interesse reali negli ultimi 30 anni». I forti risparmi asiatici - il saving glut ipotizzato da Ben Bernanke, allora presidente della Fed - hanno contribuito a questi sviluppi.

La politica monetaria quindi deve incentivare gli investimenti; e può farlo solo tenendo i tassi molto bassi. «Se le banche centrali non lo facessero, se tenessero i tassi (nominali, ndr) a livelli troppo alti rispetto ai loro livelli reali, investire non sarebbe attraente, perché il costo del credito sarebbe più alto dei ritorni. L’economia resterebbe bloccata nella recessione. Dal momento che gli alti risparmi sono un fenomeno di lunga durata - la popolazione, per esempio, resterà “vecchia” per molto tempo - questa è l’unica strada. In Eurolandia, per ridurre le incertezze, si può però fare qualcosa di aggiuntivo: «Riforme della governance dell’area euro che possano rimuovere i persistenti dubbi sul suo futuro».

Non c’è quindi alcun conflitto tra creditori e debitori, ha aggiunto Draghi. «È importante apprezzare il fatto che i risparmiatori, qualunque asset finanziario detengano, posseggono un diritto sull’output dell’economia: il loro interesse è quindi lo stesso dell’economia nel suo complesso». Prima la politica monetaria farà ripartire la crescita, prima i tassi torneranno a salire; e chiedere un ruolo minore per le banche centrali o un periodo più breve di espansione monetaria «implica necessariamente un ruolo maggiore per la politica fiscale».

Cosa possono fare, intanto, i risparmiatori? Draghi ha voluto rispondere anche a questa importante domanda: devono diversificare. «I risparmiatori statunitensi detengono un terzo (il 33%) delle loro attività finanziarie sotto forma di azioni, mentre i numeri corrispondenti per le famiglie italiane e francese è circa un quinto (20%) e per quelle tedesche un decimo (10%). Al contrario, le famiglie tedesche detengono quasi il 40% delle loro attività sotto forma di contanti o depositi e quelle francesi e italiane circa il 30%. Il corrispondente numero per le famiglie statunitensi è meno del 15 per cento».

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