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Putin prepara la riconquista dei mercati: l’economista riformatore Aleksej Kudrin torna al Cremlino

Il presidente russo, Vladimir Putin (Reuters)
Il presidente russo, Vladimir Putin (Reuters)

Se Vladimir Putin sta preparando un'offensiva per riconquistare gli investitori e i mercati stranieri, il suo fiore all'occhiello sarà Aleksej Kudrin, economista liberale e riformatore. Uno dei pochi uomini di cui il presidente russo si fida, si dice, un chiaro segnale a coloro a cui intende chiedere di fidarsi della Russia. Il Consiglio economico del presidente russo, di cui Kudrin è stato nominato vicepresidente il 30 aprile, si focalizzerà su riforme strutturali e rilancio della crescita; integrazione economica con l'estero; imprenditoria nazionale; progetti infrastrutturali nei trasporti; sviluppo tecnologico. Lo scrive il Cremlino, pubblicando online l'ukaz della nomina firmata da Putin.
In quest'(unico) caso, però, si potrebbe forse mettere l'accento non tanto sull'ordine del presidente ma sul fatto che Kudrin lo abbia accettato. Che abbia finalmente acconsentito a tornare in prima linea, dopo aver lasciato il ministero delle Finanze nel 2011 ed essere tornato nella città natale che condivide con Putin, Pietroburgo, a fare il preside di facoltà. Ma in tempi resi difficili dal calo dei prezzi del petrolio, il ritorno di Kudrin potrebbe essere quanto mai opportuno: fu lui a volere e a difendere i fondi sovrani in cui, in tempi migliori, vennero custoditi i guadagni dell'export di greggio e gas. E che però sono poi serviti per finanziare ciò che il budget non può più garantire, dalle Olimpiadi di Sochi al salvataggio della Vneshekonombank.

In questo nuovo scenario, che possibilità avrà Kudrin di influenzare davvero la linea del governo? Ora che lo Stato ha bisogno di attingere a quel “cuscinetto” per arginare il deficit, Putin avrà intenzione di rispettare le sue opinioni e il suo rigore fiscale? Kudrin di certo ha le idee chiare e non manca di esprimerle: «Abbiamo tirato in lungo con le riforme - diceva in aprile - ma abbiamo ancora la possibilità di distribuire le riforme in modo ponderato, perché il risultato sia un aumento del livello di vita e della crescita economica». Senza grossi problemi sociali, la più grande preoccupazione del Cremlino.

Nel 2011, l'economista di Pietroburgo sbattè la porta del governo di cui era anche vicepremier perché non condivideva la linea dell'allora presidente Dmitrij Medvedev, e in particolare l'aumento delle spese per la difesa, che giudicava insostenibili. E dopo la staffetta tra Putin e Medvedev, ritornato primo ministro, Kudrin si rifiutò di servire sotto di lui al governo, a cui non ha mai risparmiato le critiche, anche su temi sensibili come le controsanzioni o la guerra in Siria. Eppure Putin non smise mai di “corteggiarlo”, anche pubblicamente: l’anno scorso lo rimproverò di essere troppo poco impegnato. Finché, nelle settimane scorse, Putin lasciò capire che il ritorno di Kudrin sarebbe stato imminente: «Con Aleksej non ci vediamo spesso come si vorrebbe, ma ci incontriamo regolarmente. Come sapete, si è rifiutato di lavorare in organi governativi, ma ora vedo che la sua posizione è cambiata. La situazione non è facile, e lui è pronto a dare il suo contributo alla soluzione dei problemi che il Paese ha di fronte».

Tanto più che Putin ha gli occhi fissi sul 2018, l'anno in cui intende farsi rieleggere alla presidenza. E non ha dubbi sulla persona a cui si vuole affidare, almeno sul fronte economico: nei giorni scorsi Kudrin è stato anche nominato capo del Centro elaborazioni strategiche, organo con il compito di definire la strategia di sviluppo dopo il 2018. Prima di allora - ovvero prima della rielezione di Putin al Cremlino - di riforme come l'aumento dell'età pensionabile sarà ben difficile sentire parlare. Benché Kudrin ripeta che il passaggio è inevitabile. E che, per le riforme in Russia, il tempo stringe.

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