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DIBATTITO IN GERMANIA

La crisi dei rifugiati costringe Berlino ad aumentare la spesa pubblica: 93 miliardi da qui al 2020

FRANCOFORTE - Il Governo tedesco potrebbe stanziare quasi 94 miliardi di euro da qui al 2020 per l’accoglienza ai rifugiati, mentre il tema continua ad infiammare il dibattito politico, con il cancelliere Angela Merkel sotto accusa di aver eposto l’Europa ai ricatti del presidente turco Recep Erdogan con l’accordo con la Turchia per il rimpatrio dei profughi.
Il ministero delle Finanze di Berlino avrebbe calcolato, secondo uno studio preliminare rivelato dal settimanale Der Spiegel, un costo annuo per il bilancio federale che salirà da 16,1 miliardi di euro nel 2016 a 20,4 miliardi nel 2020, per complessivi 93,6 miliardi. Già lo scorso anno, il Governo ha indirizzato l’intero surplus dei conti pubblici, 12 miliardi di euro, alla spesa per i rifugiati. I calcoli del ministero si basano su un numero di arrivi che, dopo aver superato il milione di persone lo scorso anno, scenda a 600mila quest’anno, a 400mila l’anno prossimo e a 300mila negli anni successivi, fino alla fine del decennio.

I fondi pubblici verrano destinati fra l’altro a corsi di inglese e di qualificazione professionale per integrare i rifugiati nei tempi più brevi possibili nel mondo del lavoro, oltre che a benefici sociali di vario genere e di sussidi per l’alloggio. Uno studio recente del Fondo monetario su questo tema sostiene che, sulla base delle precedenti esperienze, i maggiori vantaggi per il Paese che accoglie i rifugiati dipendono dalla rapidità con cui vengono inseriti nel mondo del lavoro.
I calcoli del ministero verranno messi a confronto con le regioni, che hanno la responsabilità per una parte della spesa per i rifugiati e che hanno sollecitato nei mesi scorsi maggiori stanziamenti dal Governo federale.

L’IMPENNATA
Richieste di asilo in Germania, mese per mese (Fonte: Bamf)

Le stime dei Länder per i costi che essi stessi dovrebbero sostenere salgono da 21 miliardi di euro per quest’anno a 30 miliardi per il 2020, cifre che i tecnici del ministero ritengono eccessive. La questione però è anche e soprattutto politica. Non c'è dubbio per esempio che nel negoziato la Baviera, che è la regione dove si sono registrati i maggiori afflussi, farà sentire la propria voce. Il leader dei cristiano-sociali bavaresi, Horst Seehofer, governatore del Land, è stato uno dei più aspri critici della politica della signora Merkel di porte aperte ai rifugiati. Qualche esponente della Csu, il partito gemello della Cdu del cancelliere, ha addirittura ventilato una rottura dell’unione che lega i due partiti dal dopoguerra. Lo stesso Seehofer è tornato sulla questione nel fine settimana, con un’intervista alla “Welt am Sonntag”, in cui ha sostenuto che il patto con la Turchia espone la Germania e l’Europa ai ricatti di Erdogan e che «è pericoloso essere così dipendenti» da Ankara.

Seehofer ritiene che il patto con la Turchia concluso a marzo abbia contribuito a far salire i consensi del partito anti-immigrati AfD, Alternativa per la Germania, nelle elezioni regionali. AfD viene data ora attorno al 15% dai sondaggi d’opinione nazionali e viene ritenuta una seria minaccia dall’ala più conservatrice dell'unione democristiana, compresa la Csu.
Un inquietante segnale dell'opposizioe viscerale di alcune frange estreme alla politica della signora Merkel, sopratutto nella ex Germania dell'est, è stata la scoperta, sabato mattina, di una testa di maiale mozzata con un messaggio di insulti al cancelliere davanti al suo ufficio di Straslund, nella circoscrizione in cui viene eletta da 26 anni, proprio nella Germania orientale.

Anche gli altri alleati della signora Merkel, i socialdemocratici della Spd, stanno in qualche modo cercando di prendere le distanze dal cancelliere su questo tema, anche per frenare l'emorragia di consensi che hanno accusato nel voto regionale e nei sondaggi più recenti. Il ministro degli Esteri, Frank-Walter Steinmeier, esponente di spicco della Spd, ha però sostenuto nel fine settimana che la cooperazine con la Turchia è inevitabile se si vuole evitare una ripetizione dei massicci afflussi dell'anno scorso. Per il momento, il blocco del passaggio attraverso i Balcani e l’intesa con Ankara hanno ridotto quasi a zero gli arrivi in Germania. Ad aprile sono stati circa 15mila, contro 200mila del novembre scorso.

L’intesa con la Turchia è ora in bilico, in quanto Ankara reclama 3 miliardi di euro di aiuti promessi dall’Unione europea per la spesa per i rifugiati e al tempo stesso minaccia di sospendere l’accordo se non verrà accordato ai suoi cittadini l’accesso senza visto alla Ue, la quale richiede però che vangano soddisfatte 72 condizioni. Alcune di queste vengono giudicate dal Governo Erdogan inaccettabili in quanto, secondo Ankara, sono misure anti-terrorismo, mentre la Ue le giudica invece repressive della libertà. La signora Merkel sarà a Istanbul il prossimo 23 maggio per il vertice umanitario mondiale, ma non è ancora stato stabilito se vedrà Erdogan, dopo che il suo interlocutore nel negoziato sui rifugiati, l’ex premier Ahmet Davutoglu, è stato costretto a dimettersi per dissensi con Erdogan proprio su questo tema.

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