Mondo

Ancora fumata nera tra Ankara e Bruxelles sui visti

  • Abbonati
  • Accedi
il nodo della legge anti-terrorismo

Ancora fumata nera tra Ankara e Bruxelles sui visti

BRUXELLES - Continua il drammatico braccio di ferro tra Ankara e Bruxelles sulla liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi che vogliono recarsi in Europa. La Turchia si rifiuta di rispettare alcuni dei 72 criteri messi nero su bianco dall'Unione europea; e lascia intendere che se i suoi cittadini non potranno godere della libera circolazione interromperà immediatamente la collaborazione nella gestione dei flussi migratori. A rischio è il futuro di una intesa che deve servire a frenare gli arrivi dal Vicino Oriente.

La Turchia sta rispettando per ora 65 parametri su 72. In alcuni casi il rispetto è solo questione di tempo. In uno, in particolare, c'è però un forte contrasto politico. I Ventotto chiedono ad Ankara di riformare la sua legge anti-terrorismo, particolarmente restrittiva agli occhi di Bruxelles perché usata dal governo turco per meglio lottare contro gli indipendentisti curdi. Ancora di recente, il presidente Recep Tayyip Erdogan si è rifiutato di rivedere la legislazione turca in questo ambito.

«Il nostro atteggiamento è rigoroso e giusto – ha detto oggi qui a Bruxelles il ministro degli Interni olandese Klaas Dijkhoff –. Tutti i criteri devono essere rispettati». Alla domanda se avesse ricevuto garanzie che l'accordo di collaborazione con la Turchia possa sopravvivere al braccio di ferro, Dijkhoff ha risposto: «Non vi sono garanzie nella vita. Abbiamo una chiara intesa. Tutti i criteri devono essere rispettati per ottenere la liberalizzazione dei visti».

La deriva politica di cui è oggetto la Turchia sta creando non pochi dubbi in Europa sul futuro del rapporto con Ankara. Proprio oggi, il Parlamento turco ha iniziato a votare un testo di legge che prevede l'abrogazione dell'immunità dei deputati. Secondo gli oppositori a Erdogan, il tentativo surrettizio è di escudere dall'assemblea parlamentare i rappresentanti del partito curdo Hdp e del partito di opposizione Chp, rafforzando indirettamente il movimento Akp del presidente.

La cancelliera tedesca Angela Merkel è attesa in Turchia lunedì, nel tentativo di riportare in carreggiata un rapporto che si sta degradando rapidamente. Intanto, i ministri degli Interni, riuniti qui a Bruxelles nella loro riunione ministeriale mensile, hanno trovato una posizione comune per emendare un testo legislativo del 2001 e rafforzare una clausola di sospensione da far scattare nei confronti dei cittadini extra-europei che godono della libera circolazione in Europa.

Questa scelta, voluta dalla Germania e dalla Francia, per introdurre paletti a una liberalizzazione dei visti ai cittadini turchi non sempre popolare nelle opinioni pubbliche nazionali, rischia di complicare ulteriormente la trattativa con Ankara. Parigi poi è contraria all'idea di liberalizzare nel contempo i visti anche per altri tre paesi: il Kosovo, la Georgia e l'Ucraina, così come hanno chiesto alcuni paesi dell'Est in cambio del loro benestare alla libera circolazione dei cittadini turchi.

Il braccio di ferro con Erdogan sta mettendo a rischio la sofferta intesa tra Bruxelles e Ankara firmata a fine marzo. Sul terreno, l'accordo va a rilento. Prevedeva il ritorno dalla Grecia alla Turchia dei migranti arrivati dopo il 20 marzo; il ricollocamento in tutta Europa dei rifugiati giunti in Grecia e in Italia; il reinsediamento dei cittadini siriani dalla Turchia verso l'Unione. Le ultime statistiche mostrano come le autorità greche abbiano finora respinto circa il 30% delle richieste di asilo.

In teoria, l'intesa prevedeva la bocciatura di tutte le richieste, considerando la Turchia un paese sicuro nel quale tornare. Poiché la legislazione prevede una procedura individuale, le autorità greche in molti casi giungono alla conclusione che la persona ha diritto all'asilo in Europa. Molti diplomatici temono che questa situazione potrebbe ridare il desiderio di migliaia di persone di attraversare l'Egeo per raggiungere l'Unione, minando alla base le ragioni stesse dell'accordo con Ankara.

© Riproduzione riservata