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la crisi ucraina

La Russia rilascia la pilota ucraina Nadia Savchenko: scambio di prigionieri con Mosca

Un aereo è atterrato a Kiev, un altro a Mosca. Nadia Savchenko, la “top gun” ucraina condannata recentemente a 22 anni di carcere in Russia, è stata rilasciata. L’aereo presidenziale di Petro Poroshenko l’ha ricondotta a casa, mentre Evghenij Erofeev e Aleksandr Aleksandrov, i due militari russi dei servizi detenuti a Kiev con l’accusa, tra l’altro, di attività terroristiche, hanno ricevuto la grazia da Poroshenko. Si lavorava da tempo allo scambio, ma il via libera finale - come ha confermato un comunicato della presidenza francese - sarebbe arrivato durante lo scambio telefonico della notte del 23 maggio tra i leader del cosiddetto gruppo Normandia, che lavora a una soluzione diplomatica della crisi nel Donbass: Vladimir Putin e Poroshenko, Angela Merkel e François Hollande.

“Così come abbiamo riportato indietro Nadia, riporteremo indietro il Donbass e riporteremo indietro la Crimea”

Petro Poroshenko, presidente dell’Ucraina 

«Voglio dire grazie a chi mi ha augurato del bene, perché grazie a voi sono sopravvissuta - ha detto Nadezhda Savchenko ai giornalisti, atterrata all’aeroporto Boryspil di Kiev -. E voglio dire grazie a chi mi ha augurato del male, perché sono sopravvissuta per ripicca. E grazie a chi è rimasto indifferente, perché non ha interferito. Ringrazio tutti». Perdono, invece, Nadia lo ha chiesto alle madri i cui figli non sono tornati dalla zona di guerra nell’Ucraina orientale, «perdono perché io invece sono viva». Accanto a lei, il presidente Poroshenko ha ringraziato Barack Obama e i leader europei per aver contribuito al rilascio della pilota: «Come abbiamo riportato indietro Nadia - ha detto - così riporteremo indietro il Donbass e la Crimea». Da parte sua, a Mosca, Putin si è augurato che lo scambio di prigionieri contribuisca ad allentare le tensioni nell’Ucraina dell’Est.

Catturata nell’estate 2014 e ritenuta responsabile per la morte di due giornalisti della tv di Stato russa, Anton Voloshin e Igor Korneljuk, Nadia non si è mai riconosciuta colpevole e non ha mai chiesto la grazia al presidente russo: quello che Putin ha firmato è un decreto che accoglie la richiesta avanzata per motivi umanitari dalle famiglie dei due reporter uccisi.

A sua volta, Poroshenko ha concesso il perdono ad Aleksandrov ed Erofeev, accusati di essere agenti dei servizi militari di Mosca e condannati a 14 anni per aver combattuto a fianco dei separatisti dell’Ucraina orientale: vennero catturati il 16 maggio 2015 in un quartiere di Schasthe, nella provincia separatista di Luhansk. La loro richiesta di grazia, specifica l’avvocato Valentin Rybin, non presuppone un’affermazione di colpevolezza. Riconoscere la colpa per loro sarebbe come ammettere una presenza militare nel Donbass che Mosca ha sempre negato.

“In cambio Kiev ha concesso la grazia ad Aleksandr Aleksandrov ed Evghenij Erofeev, accusati di essere agenti dei servizi militari di Mosca ”

 

A Kiev, Nadia Savchenko è stata accolta da eroe, simbolo della resistenza ucraina alla Russia. A 34 anni, veterana dell’Iraq, Nadezhda è pilota di elicotteri d’attacco: la prima donna a uscire dalla prestigiosa accademia di Kharkiv. Ma allo scoppio della guerra del Donbass, due anni fa, si era arruolata volontaria nel battaglione Aidar, contro i separatisti. E qui - è l’accusa russa - avrebbe fornito all’artiglieria ucraina le coordinate per un attacco di mortaio in cui rimasero uccisi i due giornalisti, anche se Nadia nega anche di aver attraversato illegalmente il confine, e sostiene di essere stata portata in Russia contro la propria volontà, dopo essere stata catturata. Da allora, dal luglio 2014, è rimasta in carcere, passando da uno sciopero della fame all’altro, lanciando ogni giorno la sua sfida a Mosca.

Ora che è tornata in patria, Nadia non sarà un personaggio facile da gestire nel tormentato panorama politico ucraino. «Questa saga - scrive Brian Whitmore, attento osservatore del mondo russo dal blog The Power Vertical - ha dato all’Ucraina qualcosa che le mancava: un leader con chiara e non ambigua autorità morale; qualcuno non macchiato dal passato e non compromesso con l’attuale élite corrotta; qualcuno che si è quasi lasciato morire per il bene dell’Ucraina, che ha mostrato il dito medio alla giustizia fantoccio di Putin. L’Ucraina ha il suo Vaclav Havel. Nadia Savchenko non dovrà neppure entrare in politica per reclamare questo mantello».




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