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Il Bundestag vota la mozione sul genocidio armeno. Ankara richiama…

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tensioni germania-turchia

Il Bundestag vota la mozione sul genocidio armeno. Ankara richiama l’ambasciatore

Manifestanti davanti al  Bundestag
Manifestanti davanti al Bundestag

Una nuova spina si inserisce nell’intesa, già difficile, tra Germania e Turchia per fermare la crisi dei rifugiati. Ma questa volta la grana per Angela Merkel non arriva da Bruxelles bensì da Berlino, dal suo Parlamento, dalla sua stessa maggioranza di governo. Il Bundestag ha votato una risoluzione che definisce genocidio il massacro degli armeni da parte dell’Impero Ottomano avvenuto durante la prima guerra mondiale. Veleno per le orecchie di Recep Tayyip Erdogan .

La reazione è stata immediata: la Turchia ha richiamato il suo ambasciare in Germania. Ci saranno «conseguenze serie» ha tuonato Erdogan. «È una decisione irresponsabile e senza alcuna base» ha detto il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu.

Martedì il presidente turco e la cancelliera avevano discusso la questione al telefono. Erdogan aveva avvisato Merkel che la mozione avrebbe avuto conseguenze sulle relazioni bilaterali. A tutto campo: «Diplomatiche, economiche, commerciali, politiche, militari perché siamo anche due membri della Nato» ha dichiarato il presidente turco durante una visita a Smirne, terza città del Paese. Per chiarire meglio gli effetti dirompenti, poche ore prima del voto al Bundestag - avvenuto alle 12.30 con un solo contrario e un astenuto - è intervenuto anche il primo ministro turco. Binali Yildirim, parlando ad Ankara, ha sottolineato che si tratta di «un banco di prova dell’amicizia» tra i due Paesi. Un sì sarebbe una scelta «irrazionale» aveva detto il premier . Il problema, ha aggiunto, sarebbe soprattutto tedesco considerato che in Germania vivono «3,5 milioni di elettori di origine turca» che contribuiscono per «40 miliardi all’economia tedesca».

“Ankara: «Scelta irrazionale, avrà conseguenze sulle relazioni diplomatiche, economiche, commerciali, politiche, militari»”

Recep Tayyip Erdogan, presidente della Turchia 

Nella risoluzione il parlamento tedesco riconsoce anche la corresponsabilità della Germania nei massacri che iniziarono nell’aprile 1915 e portarono alla morte di un milione e mezzo di persone. All’epoca infatti Berlino era alleata dell’Impero Ottomano.

La Germania segue altri 29 paesi che hanno definito «genocidio» la tragedia armena tra i quali Italia, Francia, Grecia, Svezia, Olanda, Russia. Ogni volta la Turchia ha scatenato polemiche e spesso ritorsioni diplomatiche. Ma l’allineamento dei tedeschi arriva in un momento molto delicato per la cancelleria che ha affidato la soluzione della crisi migratoria all’accordo con Ankara. In cambio di sei miliardi di euro e della eliminazione dei visti di ingresso nella Ue per i turchi, Erdogan si è impegnato a fermare il flusso di richiedenti asilo in arrivo da Siria, Afghanistan e Iraq. Un accordo criticato da Ong e Unhcr secondo cui non rispetta le convenzioni internazionali sul diritto d’asilo la decisione di fermare in Turchia o peggio ancora costringere a rientrare in Siria chi fugge dalla guerra. L’Europa però è andata avanti, nonostante i dubbi e le condizioni molto difficili dei campi profughi in Turchia.

Il risultato si è visto nel giro di pochi mesi: il flusso dalla cosiddetta rotta balcanica si è quasi del tutto interrotto. In Germania gli arrivi di migranti sono crollati a soli 15mila ad aprile. Niente rispetto ai 200mila di novembre, prima che l’accordo con Ankara entrasse in vigore. L’anno scorso nel paese arrivarono oltre un milione di persone.

La politica dell’accoglienza di Merkel ha creato forti attriti all’interno del paese. Nella Cdu, il partito della cancelliera, si è creata un’ampia fronda e la Csu bavarese di Horst Seehofer è arrivata a minacciare un’uscita dalla coalizione che comprende anche i socialdemocratici.  L’ondata di rifugiati ha rafforzato il partito anti-sistema Alternativa per la Germania (Afd) che in sondaggi recenti tocca il 15 per cento dei consensi.

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