Ancora nulla di fatto nelle indagini sulla morte del giovane ricercatore italiano Giulio Regeni, ucciso in Egitto tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio. Si è scontrata con una serie di silenzi la missione di inquirenti ed investigatori italiani volati a Cambridge per sentire i docenti ed i tutor che seguivano Giulio nei suoi studi al Cairo. I professori, a cominciare da Maha Abdelrahman, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere alle domande del pm Sergio Colaiocco, dei funzionari dello Sco e degli ufficiali del Ros.
Chi indaga voleva capire il significato di alcune mail scambiate da Giulio con i suoi professori in merito al lavoro che stava svolgendo al Cairo. Gli stessi professori che hanno scelto il silenzio si sono riservati si inviare relazioni finalizzate a descrivere la tipologia delle comunicazioni intercorse con il ricercatore di origine friulana.
Pm ed investigatori romani hanno comunque sentito alcuni amici-colleghi di Giulio arrivati a Cambridge per una cerimonia di commemorazione.
Da loro, secondo quanto si è appreso, gli italiani hanno acquisito una serie di elementi in relazione alle attività svolte da Regeni in Egitto. I familiari del giovane ricercatore friulano e il govenro italiano da tempo chiede all’Egitto che venga fatta chiarezza su un delitto efferato ancora avvolto nel mistero ma finora la collaborazione delle autorità del Cairo si è rivelata insufficiente.
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