Mondo

Hillary Clinton vince nella notte la nomination democratica: oggi il…

  • Abbonati
  • Accedi
LA CORSA VERSO LA CASA BIANCA

Hillary Clinton vince nella notte la nomination democratica: oggi il supermartedì

Hillary Clinton ce l’ha fatta, ha raggiunto nella notte di ieri il numero necessario di delegati per assicurarsi la nomination del partito democratico. E comunque andranno le cose a novembre ha già fatto storia: è la prima donna a vincere la nomination del suo partito in America. E lo ha fatto prima del voto di oggi in California o in New Jersey, che doveva essere decisivo per la sua partita contro Bernie Sanders, lo ha fatto prima di questo supermartedì, l’ultimo di queste incredibili primarie per la Casa Bianca del 2016.

La notizia à arrivata a tarda notte dalla Associated Press che aveva effettuato un ultimissimo conteggio dei superdelegati interrogando gli incerti sulla loro posizione di voto. Ed è emerso che un numero sufficiente, i circa 50 che le mancavano avevano deciso di schierarsi con Hillary alla convention di Cleveland che si terrà a fine luglio. Dopo il giro di telefonate per confermre il loro orientamento di voto, l'annuncio: Hillary superava la fatidica soglia di quota 2,383 delegati.

Il suo successo ha una valenza ancora più forte perché giunge nel momento in cui Donald Trump, improvvisamente, appare di nuovo in difficoltà all’interno del suo partito e di nuovo per accuse di razzismo. Al punto che ieri un vecchio saggio repubblicano del calibro di Newt Gingrich lo ha attaccato duramente giudicando inaccettabili le dichiarazioni contro Gonzalo Curiel, un giudice di origine messicana. Trump aveva dichiarato pubblicamente che il giudice texano avrebbe avuto un atteggiamento parziale nella causa che gli è stata affidata contro Trump e le sue università considerate da molti truffaldine. Il tono razzista ha stupito molti e non solo in campo democratico. Il giudice Curiel è nato in America e rappresenta l'emblema del sogno americano e dell'integrazione, valori centrali per gli Stati Uniti d’America. «Trovo la posizione di Trump indifendibile - ha detto Gingrich, che fu uno dei più potenti ed efficaci leader del partito negli anni 90 - se la sinistra avesse bocciato Clarence Thomas per la nomina alla Corte Suprema perché come ‘afroamericano' sarebbe stato parziale, noi ci saremmo scandalizzati con i democratici».

“Trovo la posizione di Trump indifendibile. Se la sinistra avesse bocciato Clarence Thomas perché come afroamericano sarebbe stato parziale, noi ci saremmo scandalizzati con i democratici”

Newt Gingrich 

L’attacco di Gingrich è molto dannoso per Trump perché arriva nel momento in cui il candidato repubblicano per la Casa Bianca del 2016 sta cercando di riunificare il partito in vista della Convention di Cleveland. Ma la questione del giudice Curiel si è improvvisamente trasformata in una vicenda polarizzante. Trump ha confermato ieri sera in numerose interviste televisive la sua posizione: «Non ho nulla di cui scusarmi - ha detto - anzi posso anche dirvi che quelo che ho detto è quello che pensa la gente senza dirlo: un giudice messicano non può occuparsi del mio caso». In un’intervista con la CBS l’intervistatore John Dickerson ha chiesto provocatoriamente a Trump se avrebbe avuto la stessa posizione se si fosse trattato di un giudice musulmano, e lui ha risposto con assoluta certezza di sì. «Sono persone che per quel che dico non possono che avere un sentimento negativo nei miei confronti, si tratterebbe di una posizione di parte». Da qui le accuse di razzismo, quelle di aver spezzato la radice più profonda del sogno americano, quella che prevede appunto l’integrazione di persone di etnie e religioni diverse in un unico crogiuolo razziale.

Ecco dunque che in quest’ultima tornata elettorale, in quest’ultimo supermartedì che vedrà di fatto la chiusura del percorso delle primarie, per Trump le cose si complicano, mentre per Hillary Clinton si semplificano.
Oltre che da Gingrich Trump è stato infatti criticato ed attaccato da molti altri repubblicani e la sua corsa potrebbe essere improvvisamente e per la prima volta in salita.

Per Hillary invece a questo punto con la nomination in tasca indipendentemente dall’esito dello scontro con Bernie Sanders in California, la corsa dovrebbe essere in discesa: fonti vicine alla Casa Bianca hanno confermato che Barack Obama appoggerà formalmente la candidatura di Clinton dopo le elezioni di oggi. Le stesse fonti hanno anticipato che: «Obama non vede l’ora di poter scendere in campo in questa corsa per la Casa Banca 2016, non solo per appoggiare Hillary, ma per attaccare Donald Trump in modo diretto e continuo». C’è da chiedersi adesso se quel che ha dichiarato Trump - cioè che gran parte degli americani la pensa come lui sulla questione del giudice - corrisponda alla realtà. Le dichiarazioni di Gingrich, che pure aveva deciso di appoggiare la candidatura di Trump, sembrano dimostrare il contrario. Ma sarà solo da domani che si cambierà davvero marcia, sarà da domani che capiremo quanto Bernie Sanders intenda continuare ad ostacolare la corsa di Hillary anche dopo che l’ex segretario di stato avrà conquistato la maggioranza di delegati necessaria per vincere la nomination, 2354 contro i 1561 di Sanders; da domani, comunque andranno le cose, la campagna elettorale passerà nella fase preparatoria per le Convention e per Trump l’obiettivo di arrivare a Cleveland con un'unità granitica su ogni fronte, incluso quello che riguarda le sue controverse posizioni razziali, potrebbe improvvisamente vacillare. In questo contesto per Hillary la sfida è chiara, non distrarsi neppure un attimo, perché a questo punto, la gara e la vittoria per il 2016, dopo le mille incertezze che si sentivano ancora fino a ieri sera sulla sua candidatura, è davvero a portata di mano.

© Riproduzione riservata