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Dossier | N. (none) articoliReferendum su Brexit

Brexit, Farage sfida Cameron in tv. Il premier: non scegliete la piccola Inghilterra

LONDRA - Nigel Farage ha svelato la sua soluzione finale con un implicito augurio: l'esplosione dell'Ue per come la conosciamo e la rinascita di un'amicizia europea, estesa alla Gran Bretagna fra stati completamente sovrani. Ha articolato la sua teoria dinnanzi a una platea ostile tanto al leader eurofobo dell'Ukip, l'United kingdom independence party, quanto al premier David Cameron deciso a difendere le buone ragioni di Remain in Europe.

Nel corso del faccia a faccia televisivo a distanza -hanno risposto separatamente alle domande del pubblico - i simboli delle due fazioni hanno rintuzzato colpi bassi con diversa abilità: Farage è maestro in demagogia ben articolata, Cameron ha vinto a mani basse il punto economico sulla scorta di un consenso generalizzato anti Brexit che muove da Fmi a Ocse.

Farage e il fronte Leave non hanno potuto realisticamente contrastare tesi dominanti.

Non è accaduto lo stesso sul tema dell'immigrazione. La platea ha inchiodato il premier alle mancate promesse – contenere l'immigrazione intraeuropea al di sotto di 100mila persone – e lo ha incalzato. «Signor primo ministro la verità è che lei non ha mantenuto gli impegni perché l'Unione europea glielo impedisce» gli è stato contestato innescando un applauso fragoroso. Non dissimile, in realtà, da quello che ha accompagnato la contestazioni di un'infermiera decisa a difendere “british jobs for british workers” in un sistema sanitario nazionale che impiega 50mila persone non british.

David Cameron ha ribadito che votare Brexit significa «cedere e noi britannici non cediamo». Uscire dall'Ue per il capo del governo vuole dire accettare «un'illusione di sovranità per cedere alla logica little England». Quella che, in realtà, non è sembrato rigettare il leader dell'Ukip che, nell'appello finale, ha inviato gli elettori a non rassegnarsi «ai bulli di Bruxelles guidati da monsier Juncker».

Slogan per tutte le stagioni tipiche di questa campagna referendaria che scompagina i blocchi tradizionali della politica locale rimpiazzandole con rainbow coalition, trasversali a Westminster, eccentriche per la storia questo Paese.

E capaci di confondere un Paese costretto ad assorbire una messe di informazioni enorme, senza avere gli strumenti adeguati per comprenderle. I dibattiti tv aiutano, ma non risolvono lasciando il giudizio sospeso. Cameron s'è battuto bene, Farage ha ribadito con abilità i suoi comandamenti. I sondaggi diranno nei prossimi giorni se gli equilibri in vista del referendum sono davvero mutati.

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