BRUXELLES - A due settimane da un referendum inglese dall’esito incertissimo, il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi ha avvertito oggi qui a Bruxelles che la perdurante assenza di chiarezza sul futuro della zona euro e la timidezza con la quale i governi si impegnano nella modernizzazione delle economie nazionali rischia di frenare il ritorno della crescita e penalizzare nel lungo termine il tessuto economico in Europa, nonostante una politica monetaria molto accomodante.
In un discorso dedicato all’ex ministro delle Finanze Tommaso Padoa-Schioppa, il presidente della Bce è stato chiaro: «Ci sono molte comprensibili ragioni per rinviare le riforme strutturali, ma poche buone ragioni economiche. Il costo di un rinvio è semplicemente troppo alto». Il banchiere centrale ha sostenuto che senza una modernizzazione delle economie nazionali non solo sono frenati gli effetti positivi della politica monetaria, ma si rischia di indebolire strutturalmente la crescita potenziale.
La presa di posizione giunge in un momento politico ed economico molto particolare. La Bce ha ridotto i tassi d’interesse a livello mai visto prima e ha deciso di acquistare titoli sul mercato pur di garantire liquidità alle banche. L’economia è tornata a crescere nella zona euro, anche in paesi che per anni sono stati in recessione, ma la disoccupazione rimane elevata. Sul fronte politico preoccupa il voto sul futuro del Regno Unito nell’Unione e la forza di partiti radicali, nazionalisti ed euroscettici.

Oltre alla politica monetaria, «l’orientamento delle altre politiche – ha detto Draghi – influenza la velocità con cui la produzione torna al suo livello potenziale». E ha aggiunto: «Se le politiche non sono allineate le une rispetto alle altre, l’inflazione tornerà al nostro obiettivo più lentamente del previsto». Il tempo conta: «Un ritorno troppo lento alla crescita potenziale non è innocuo. Al contrario, può avere conseguenze durevoli perché potrebbe comportare una erosione della crescita potenziale».
“Progressi sono necessari nel lungo termine, ma anche nel breve termine per via dell’effetto sugli investimenti”
Mario Draghi, presidente Bce
Il rischio è di assistere a una riduzione durevole della produttività, del reddito e dell’occupazione. Il banchiere non ha messo in guardia solo contro la gravità del presente, ma anche contro i rischi futuri. In buona sostanza, il timore è di assistere a un impoverimento netto della società europea. Bisogna, ha avvertito, «agire senza indebito ritardo». La frase, pronunciata in modo solenne, ha ricordato la promessa di Draghi nel 2012 di «fare tutto il necessario» per salvare la zona euro in piena crisi finanziaria.
In questo contesto, oltre alle politiche economiche giocano anche le scelte istituzionali. Ancora una volta - come in marzo a margine di una riunione dei Ventotto - il presidente della Bce ha esortato a mettere mano all’assetto istituzionale dell'unione monetaria. Ha notato che vi è accordo tra i paesi sulle «debolezze» dell’assetto attuale, che ha definito «incompleto». I presidenti delle cinque principali istituzioni europee hanno presentato una tabella di marcia nel giugno del 2015. «Progressi sono necessari nel lungo termine, ma anche nel breve termine per via dell’effetto sugli investimenti», ha detto Draghi. L’economista ha sottolineato che vi è «una cruciale necessità di restaurare chiarezza e fiducia» sul futuro dell’unione monetaria, ribadendo che in un contesto di profonda incertezza le imprese sospendono investimenti che devono servire a rilanciare l’economia europea. «Una domanda troppo debole può rallentare la distruzione creativa», ha avvertito Draghi.
Non è un caso che il presidente della Bce abbia deciso di rilanciare il dibattito sul futuro della zona euro oggi a Bruxelles. Il 23 giugno, gli inglesi voteranno per decidere se rimanere o meno nell’Unione. Molti esponenti dell’establishment comunitario temono che senza un rafforzamento della zona euro nel caso di una vittoria del Brexit la zona euro possa nel lungo termine disintegrarsi, con tutte le conseguenze politiche e sociali di un evento così drammatico.
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