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Warren, Brown, Booker: Clinton in cerca del vice ideale

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TICKET PRESIDENZIALE

Warren, Brown, Booker: Clinton in cerca del vice ideale

La candidata democratica alla Casa Bianca, Hillary Clinton
La candidata democratica alla Casa Bianca, Hillary Clinton

NEW YORK - C’è il senatore progressista e bestia nera di Wall Street, che darebbe vita a un ticket tutto al femminile. Quello progressista e dello stato cruciale, l’Ohio, per l’esito delle elezioni generali. Il politico in ascesa, fotogenico e afroamericano. Gli aspiranti con radici nella grande comunità ispanica, dal giovane ministro dell’edilizia urbana, al più attempato ministro del Lavoro e all’influente deputato californiano. Fino al parlamentare moderato e bianco della Virginia che può trovare ascolto nel Sud da tempo “nemico” dei democratici.

AAA…Vicepresidente cercasi: la lista, in tutto almeno una dozzina di nomi, è ancora lunga. Ma Hillary Clinton ha in queste ore avviato la selezione per identificare il “running mate” perfetto entro la Convention di Philadelphia del Partito Democratico, a fine luglio. Il curriculum richiesto, ufficialmente, impone esperienza e capacità di prendere in mano le redini della Casa Bianca senza indugi, qualora accadesse qualcosa al Comandante in capo degli Stati Uniti. C’è però anche un importante requisito informale: la capacità di attirare i “Sanderistas”, gli appassionati, giovani e lavoratori, che hanno votato a milioni per il rivale Bernie Sanders e tuttora guardano l’ex First Lady e senatrice con diffidenza. E che potrebbero rivelarsi indispensabili a sconfiggere a novembre il repubblicano Donald Trump. Qualunque sarà il suo vice, probabilmente un politico con esperienza, il ticket conservatore sarà infatti dominato da Trump.

In ordine sparso i papabili per affiancare Hillary nella battaglia cominciano con il senatore del Massachusetts Elizabeth Warren, 66 anni, la figura di sinistra più popolare nel partito alle spalle di Sanders stesso. Grande critica di Wall Street e ideatrice del nuovo ufficio federale per la difesa dei diritti finanziari dei consumatori, la Warren ha appoggiato negli ultimi giorni apertamente la Clinton e si è rivelata una della più efficaci critiche di Trump. Clinton stessa, in una intervista a Politico, ha detto che «ha tutte le qualifiche necessarie» per essere considerata. Potrebbe di sicuro attenuare le polemiche sulla vicinanza di Hillary all’alta finanza. E il ticket interamente al femminile potrebbe rivelarsi un forte antidoto contro lo sciovinismo di Trump.

Non mancano però le controindicazioni: la scarsa statura nazionale e internazionale, il rischio di spostare troppo a sinistra il baricentro del partito e perdere il voto moderato. Un ulteriore problema è costituito dal fatto che il Massachusetts ha un governatore repubblicano, il quale nominerebbe un personaggio del proprio partito per completare il mandato della Warren indebolendo i ranghi democratici in Congresso. Infine, e forse più di tutto, esiste la scarsa intesa personale tra le due politiche, che non si sono mai amate.

Sherrod Brown, senatore dell’Ohio, è a sua volta un leader dell’ala progressista del partito, noto per le battaglie a favore delle riforme della finanza e per il sostegno ai ceti medi e poveri. È molto popolare nel suo stato, tra quelli che tradizionalmente decidono le elezioni presidenziali, e ha presa sull’elettorato sindacale e dei lavoratori, anche bianco, che sfugge a Clinton. Ha tuttavia gli stessi problemi di Warren: scarso spessore nazionale e internazionale e alle spalle uno stato governato dai repubblicani, che davanti alla sua scelta per la vicepresidenza lo sostituirebbero con un esponente del loro partito.

Il senatore Cory Booker è un efficace oratore, un leader afroamericano ed ex sindaco della difficile città di Newark. Potrebbe rivendicare più di altri l’eredità di Barack Obama. Ma è eletto nello stato del New Jersey, a fianco di quella New York che Hillary considera casa propria, vanificando qualunque strategia di differenziazione geografica del ticket per vincere su scala nazionale.

Altri nomi comprendono il segretario al Lavoro Tom Perez, con una lunga esperienza nei diritti civili comprese posizioni di prima fila al Dipartimento della Giustizia. È popolare nell’elettorato di origine ispanica e tra i sindacati, ma poco altrove. Così anche il giovane ex sindaco di San Antonio e attuale Ministro dell’Edilizia e dello Sviluppo urbano Julian Castro, che potrebbe anche essere giudicato troppo inesperto. C’è poi il deputato della California Xavier Becerra, veterano del parlamento e però a sua volta di scarsa presa nazionale. Il senatore della Virginia Tim Kaine viene da uno stato conteso, vanta esperienza e fa presa potenzialmente tra l’elettorato bianco meridionale. Potrebbe però essere troppo moderato per piacere alla base del partito e, soprattutto, manca di carisma.

Hillary ha conquistato a fatica la nomination democratica e il sostegno aperto ormai di tutti i notabili del partito. Ma la nuova sfida, trovare l’ideale compagna o compagno nella corsa alla Casa Bianca, potrebbe adesso rivelarsi una sfida altrettanto complessa.

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