Mondo

Libia, le forze di Tripoli conquistano il porto di Sirte

  • Abbonati
  • Accedi
250 jihadisti uccisi

Libia, le forze di Tripoli conquistano il porto di Sirte

Forze governative libiche verso Sirte (Reuters)
Forze governative libiche verso Sirte (Reuters)

Le forze che rispondono al governo di unità nazionale libico hanno riconquistato il porto di Sirte, roccaforte in Libia dei jihadisti dello Stato islamico, i cui combattenti sono ora assediati nel centro città. La caduta di Sirte, città natale del defunto dittatore Muammar Gheddafi, sarebbe un colpo durissimo per l'Isis, che ha già perso molto terreno in Siria e Iraq, dove ha dichiarato un califfato islamico. Le forze del governo di Tripoli hanno anche ripreso un'area residenziale a est di Sirte, ha detto all'Afp il portavoce Rida Issa, che ha precisato che i jihadisti sono ora intrappolati in un'area di circa cinque chilometri quadrati. La rapidità dell'avanzata ha sorpreso le stesse autorità libiche. «La battaglia non è stata dura come pensavamo» ha detto ieri una fonte del governo libico.

«Oltre 250» jihadisti del califfato sono stati uccisi dall'inizio dell'operazione delle forze libiche per liberare Sirte, circa dieci giorni fa, è il bilancio fornito da un portavoce dell'operazione, Ahmed Al Rwayaty, citato da Libya's Channel su Twitter. Negli scontri sono morti in totale oltre 93 combattenti delle forze libiche, 200 i feriti: solo ieri l'ospedale centrale di Misurata ha ricevuto i corpi di 11 “martiri” e 35 feriti tra le fila delle forze fedeli al governo di unità nazionale di Fayez al Serraj.

I servizi di intelligence stranieri stimano che lo Stato islamico abbia cinquemila combattenti in Libia, ma la sua forza a Sirte e il numero di civili presenti in città non è chiaro. Le forze del governo di unità combattono duramente strada per strada attorno a un enorme centro congressi dell'epoca di Gheddafi, che un tempo ospitava convegni internazionali e oggi è il quartier generale dell'Isis.

Baghdadi ferito in raid,Usa non confermano

Un corrispondente dell'Afp ha riferito di violenti scontri a circa due chilometri dal centro Ouagadougou. I governativi usano carri armati, lanciarazzi e artiglieria, mentre i jihadisti rispondono con mitragliatrici, mortai e il fuco dei cecchini. «Stiamo combattendo tra le case, sulle strade, e non ci fermeremo finché non li avremo eliminati» ha detto un combattente governativo.

Secondo i social media del fronte anti-jihadisti, aerei da guerra hanno bombardato il centro congressi e altre posizioni Isis in città. Le forze favorevoli al governo di Tripoli, sostenuto dall'Onu, ma che deve ancora ricevere l'approvazione del parlamento riconosciuto di Tobruk, sono composte dalle milizie delle città occidentali del Paese, in particolare Misurata, e dalle guardie degli impianti petroliferi che l'Isis ha cercato di occupare. Le forze giovedì hanno detto di attendersi la liberazione di Sirte nel giro di «due o tre giorni».

«Siamo incoraggiati dal progressi che stanno facendo» ha detto l'inviato Usa Brett McGurk. «Se c'è una forza credibile sul terreno contro l'Isis, questo potrebbe cedere abbastanza in fretta». Il premier di Tripoli Fayez al-Sarraj ha invitato «tutte le forze militari a unirsi per affrontare il nemico comune... e a unirsi alle forze vittoriose». Ma Ahmed al-Mesmari, portavoce dell'esercito del governo di Tobruk ha definito quello di Tripoli «una milizia illegittima, fedele a un governo illegittimo».


Isis rivendica attentato a mausoleo sciita di Damasco
Lo Stato islamico, intanto, ha rivendicato il duplice attentato perpetrato oggi a Damasco, nei pressi del mausoleo di Sayeda Zeinab, il più importante sito sacro dell'islam sciita in Siria. Nella rivendicazione il califfato ha menzionato tre esplosioni. «Tre operazioni di martiri, due effettuate con delle cinture esplosive e una terza con un'autobomba, sono state messe a segno dai combattenti dell'Isis a Sayeda Zeinab», ha affermato l'agenzia Aamaq, legata all'organizzazione ultraradicale sunnita.

Il mausoleo di Sayeda Zeinab, venerato dagli sciiti perché custodisce la tomba della nipote del profeta Maometto, è protetto da miliziani sciiti, libanesi e iracheni, e da soldati dell'esercito siriano. Secondo l'ultimo bilancio, confermato dall'Osservatorio siriano dei diritti umani (Osdh), il numero dei morti è salito ad almeno 20 mentre in feriti sono una trentina.

© Riproduzione riservata