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Isis, la strategia dei “lupi solitari”

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l’analisi

Isis, la strategia dei “lupi solitari”

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Se è vero che Omar Mateen l'autore della strage di Orlando, era nel mirino dell'Fbi si pone subito una banale questione di sicurezza: come è possibile che un sospetto delle autorità possa comprare e detenere armi da fuoco? La seconda questione riguarda la sua posizione nei confronti del terrorismo islamista: cosa è cambiato con l'Isis rispetto al passato?

Alla prima domanda devono rispondere gli americani e i loro governanti: non si rafforza da questo di vista la posizione del candidato Donald Trump, che vede i musulmani come il fumo negli occhi, ma assume sempre più valore quanto detto dozzine di volte dal presidente Barack Obama sulle restrizioni alla vendita di armi da fuoco. Gli americani temono il terrorismo ma non si proteggono con leggi adeguate che impediscano la circolazione di armi: la proliferazione di armi non garantisce una maggiore la sicurezza ma casomai la minaccia. Per questo esiste lo Stato: è lo Stato che deve avere il monopolio delle armi e l'uso della forza.

La seconda domanda pone un quesito di ordine più generale sul mutamento del terrorismo. L'Isis ha esplicitamente cancellato le differenze tra un militante del movimento e il cosiddetto “lupo solitario”. Con una mossa astuta e pericolosa, lo stesso Califfato ha reso esplicito già due anni fa che “chiunque può uccidere senza chiedere il permesso a nessuno in nome dell'Isis”. Il terrorista autodidatta, che si radicalizza su Internet, può dunque agire in solitario senza nessun ordine gerarchico: questa è stata anche una delle ragioni dell'ascesa del Califfato che in questo modo ha sostenuto la concorrenza con gli altri gruppi radicali islamici come Al Qaeda ampliando la sua base di reclutamento e l'estensione della sua influenza al di là dei confini geografici del Medio Oriente e delle stesse basi o colonne in Occidente.

Lo stesso portavoce dell'Isis, Al Adnani, ha incitato in occasione del Ramadan a colpire ovunque sia possibile: militanti, seguaci e anche solo simpatizzanti, che pure non hanno legami con il Califfato, hanno una sorta di “copertura” religiosa e ideologica per agire. Basta una telefonata con una rivendicazione autonoma. L'Isis è in arretramento in Iraq, in Siria, in Libia, sta perdendo roccaforti strategiche e la sua capitale Raqqa è stretta in una morsa: ma gli effetti del jihadismo probabilmente non finiranno con la sua sconfitta militare.

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