
BRUXELLES. In un contesto sempre difficile sul fronte dell’emergenza immigrazione e mentre l’allarme terrorismo rimane alto, i ministri degli Esteri dell’Unione hanno deciso oggi in Lussemburgo di rafforzare il mandato della missione militare Sophia nel Mediterraneo centrale, che d’ora in poi si occuperà anche di formare la guardia costiera libica e di imporre nella regione l’embargo contro le armi deciso negli ultimi giorni dalle Nazioni Unite. La missione è stata anche estesa fino al 27 luglio 2017.
«Siamo tutti impegnati» nel nuovo mandato della missione Sophia, ha detto l’Alto Rappresentante per la Politica estera e di Sicurezza Federica Mogherini alla fine della riunione. «Ne ho approfittato per informare i ministri del dialogo trilaterale tra Libia, Mali e Ciad per una migliore gestione delle frontiere». Il rafforzamento di Sophia giunge dopo che a inizio mese Bruxelles ha proposto una nuova strategia con i paesi terzi per frenare gli arrivi di migranti.
La missione militare è composta da cinque navi, tre elicotteri, e quattro aerei. Il suo raggio d’azione è limitato alle acque internazionali. Secondo alcuni diplomatici, saranno necessarie altre tre navi perché possa rispettare il nuovo mandato. La formazione della guardia costiera avverrà in un primo tempo in mare e poi successivamente a terra, in uno dei paesi membri. Pur rimanendo in acque internazionali, la missione è stata estesa fino all’altezza della città di Derna, a 200 chilometri dall’Egitto.
Sophia, che da ora in poi coprirà circa l'80% della costa libica, ha permesso in un anno di salvare fino a 16mila migranti e ha portato all’arresto di circa 70 criminali impegnati nel traffico di immigrati irregolari dal Sud. La missione è nata nella primavera del 2015 dopo un tragico naufragio al largo delle coste libiche che provocò la morte di 850 migranti. L’obiettivo originale era di frenare i flussi migratori irregolari provenienti dal Maghreb e dal Sahel.
Da allora, il mandato si è allargato, anche perché nel frattempo le diverse fazioni libiche hanno trovato un accordo per un governo di unità nazionale. L’obiettivo di Sophia non è più solo di arginare l’arrivo di migranti, ma anche di evitare il traffico di armi. Il timore di molti governanti europei è che la Libia possa essere una testa di ponte dello Stato Islamico per raggiungere l’Europa. Il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni ha quindi definito “importante” la decisione comunitaria di oggi.
«Dopo aver sotto il controllo del traffico illegale di armi – ha notato dal canto suo il ministro degli Esteri inglese Philip Hammond – potremo considerare eccezioni all’embargo di armamenti in modo da permettere ad alcuni gruppi (vale a dire il governo, ndr) di accedere alle munizioni». Di recente, Martin Kobler, speciale inviato delle Nazioni Unite in Libia, ha spiegato che nel paese, teatro fino a poco tempo fa di una guerra civile, circolano 20 milioni di armi su una popolazione totale di sei milioni di persone.
Dal canto suo, parlando sempre oggi a Lisbona, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha spiegato che si può essere «cautamente ottimistici» sull’interruzione dei flussi migratori lungo la Rotta Balcanica. Ciò, ha aggiunto, «ci permette di concentrare i nostri sforzi sulla rotta del Mediterraneo centrale, dall’Africa attraverso la Libia verso l’Europa, e in modo particolare l’Italia».
© Riproduzione riservata