All’inizio fu «Brixit». Quando Alastair Newton, un ex analista di Nomura con una lunga esperienza in diplomazia, che era stato anche consigliere di Tony Blair, cominciò - era l’agosto del 2012 - a parlare della possibilità di una eventuale uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, il termine coniato era leggermente diverso da quello in uso oggi.
Per la cronaca, a Londra erano in pieno svolgimento i Giochi della XXX Olimpiade. Nel documento, datato 8 agosto 2012 e ritrovato nella sua versione originale, Newton analizza le cause dei sentiment che hanno portato, in seguito, i sudditi di Sua Maestà Britannica a votare Leave o Remain per una eventuale uscita dall’Unione.
Secondo Newton, la crisi dell’Eurozona aveva alimentato fin da allora la tendenza anti-Unione della popolazione del Regno Unito, che soffriva già storicamente di una ambivalenza di sentimenti nei confronti dell’Europa continentale. Il governo inglese, secondo l’analisi di Newton, era allora impegnato, in risposta alla crisi, nel tentativo di avvicinarsi sempre di più all’Unione europea, e questo aveva esacerbato i più critici.
Come conseguenza, Newton prevedeva che già nell’autunno di quell’anno i parlamentari euroscettici, già da allora presenti alla Camera dei Comuni, avrebbero approfittato del crescente sentimento contrario all’Unione per proporre un referendum sull’uscita dell’Ue. Newton si azzardava a prevedere, già da allora, che il risultato del referendum sarebbe stato assai incerto (l’espressione utilizzata nel documento è «the outcome of a possible plebiscite looks finely balanced»): una previsione che si è poi dimostrata assai realistica. E questo soprattutto perché il governo inglese appariva, agli occhi di Newton, come incapace di riportare sotto il proprio controllo diverse istanze economiche e di mercato che rimanevano “fuori controllo”, gestite unicamente da Bruxelles. E, secondo il suo parere, questo avrebbe potuto portare alla perdita di capacità negoziali dal parte del governo britannico, anche per la rigidità mostrata dagli altri partner all’interno dell’Unione. Quindi, Newton prediceva quattro anni fa che il risultato di una eventuale richiesta referendaria di uscita dall’Unione sarebbe dipesa dalla reazione, oltre che della politica, anche dei mercati finanziari.
Oggi, lo stesso Newton ritiene che sia meglio per gli inglesi scegliere di rimanere nell’Unione: «Ritengo che l’euroscettico ma pragmatico britannico voterà per restare in Europa», ha dichiarato all’Evening Standard.
Due giorni dopo la pubblicazione di questo documento, esattamente il 10 agosto del 2012, il giornalista della Bbc Douglas Fraser, analizzando il documento di Newton, cambiò il termine in Brexit. Il resto è storia. O meglio, tra poco lo sarà.
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