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La scommessa di Boris Johnson

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Brexit e downing street

La scommessa di Boris Johnson

Boris Johnson (Epa)
Boris Johnson (Epa)

LONDRA - A pronunciare il nome Boris per le strade di Londra la reazione più probabile è un sorriso. L'ex sindaco della capitale, diventato negli ultimi mesi il leader de facto della campagna per uscire dalla Ue, è il politico più popolare del Regno. La sua propensione alla battuta, la sua aria perennemente trasandata, i suoi capelli gialli sempre spettinati, la sua caotica vita privata e la sua abilità nel cambiare opinione e strategia a seconda degli eventi lo hanno reso riconoscibile e popolare tra la gente, e indispensabile al partito conservatore. La sua decisione di schierarsi a favore di Brexit, annunciata dopo molte titubanze, aveva galvanizzato la campagna anti-Ue. Boris, nato a New York, figlio di un eurodeputato, con antenati francesi, tedeschi e turchi e un bisnonno che era ministro dell'Interno dell'Impero Ottomano, sembrava rappresentare l'aspetto più cosmopolita e aperto al mondo dello schieramento anti-Ue, presentandosi per molti versi come l'anti-Farage.

Durante la campagna, dai toni sempre più aspri, Johnson ha però combattuto senza esclusione di colpi e fatto dichiarazioni infiammatorie sull'immigrazione e sui presunti eccessi e sprechi della Ue. L'esagerazione d'altronde è sempre stata una caratteristica di Johnson fin dai suoi esordi come giornalista.

La politica è stata una scelta tardiva per Johnson, che aveva scelto il giornalismo dopo gli studi a Eton, la scuola privata più esclusiva d'Inghilterra, e all'Università di Oxford, dove assieme al suo amico/nemico David Cameron aveva fatto parte del Bullingdon Club, un gruppo di ricchi e privilegiati figli dell'élite.
Licenziato dal Times per essersi inventato una citazione, Johnson era passato al Telegraph e si era conquistato una reputazione di euroscettico come corrispondente da Bruxelles, criticando incessantemente la Ue.
Diventato deputato conservatore nel 2001, la sua decisione di scendere in politica era stata subito premiata con un successo. Nel 2008 era stato eletto sindaco di Londra, regalando ai Tories la prima importante vittoria da oltre dieci anni. Nel 2012, sull'onda del successo delle Olimpiadi di Londra, era stato eletto per un secondo mandato.

Nel 2015 aveva annunciato la decisione di candidarsi alle elezioni, ed era stato eletto deputato, diventando ministro senza portafoglio nel secondo Governo Cameron. I suoi mesi in Parlamento sono stati dominati dalle voci sulle sue ambizioni di spodestare l'ex compagno di università e diventare leader del partito conservatore e poi premier, voci da lui negate ma senza troppa convinzione.
Quando aveva annunciato la decisione di schierarsi per Brexit, suo padre Stanley Johnson, ex eurodeputato conservatore, aveva dichiarato che il figlio “stava scommettendo la sua carriera politica”. Oggi sembra che Boris stia vincendo la scommessa.

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