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Dossier Perchè mister Sammonds ha votato Brexit: ecco la provincia anti-Ue

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Perché mister Sammonds ha votato Brexit: ecco la provincia anti-Ue

Foto Ap
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Casa della famiglia Sammonds, una in villetta monofamiliare, con giardino e orto, in Harold Road, quartiere residenziale sulle colline di Hastings. È la cittadina inglese sul Canale è finita sui libri di storia per la battaglia che nel 1066 portò il condottiero Normanno Guglielmo il Conquistatore a dominare sulle tribù degli Anglo-Sassoni. Si cena presto, in Harold Road; sempre verso le 18. E ogni sera Mister Sammonds parte con una «tirata» contro l'Unione Europea, covo di burocrati parassiti, pagati coi soldi dei contribuenti inglesi, che mantengono schiere di inutili parlamentari, capaci solo di fare leggi assurde sulla circonferenza dei cetrioli. Lui è un ex ingegnere in pensione, che ha lavorato per tanti anni in Pakistan come consulente della Pia (la compagnia aerea di Stato, che in Inghilterra è ribattezzata Pia - Perhaps I Arrive, “forse arrivo”). La moglie, classica bellezza anglossasone, fa la casalinga e affittacamere.

I “working class hero” che tanto piacevano a John Lennon; classe media britannica, di una città di provincia, che arrotonda con gli studenti. Che ad Hastings, piccola città di mare, arrivano a frotte in estate da tutta Europa a studiare la lingua. Ovviamente tutto in nero. A tavola, i discorsi sono quelli euroscettici di un Farage o di un Salvini. Mister Sammonds, che da noi sarebbe la casalinga di Voghera, la pancia del paese, ha votato Brexit. No, Mister Sammonds forse non ha votato per niente. Perché quello della famiglia Sammonds è un quadretto che risale al 1998, quando ancora non esisteva nemmeno l'Euro come moneta unica, quando la Ue era appena nata, il trattato di Maastricht fresco di stampa e gli Stati europei brigavano per i famosi (o famigerati) parametri per poter entrare nell'Euro. E proprio sul finire degli anni '90, un allora giovane neo-laureato (e disoccupato) italiano (che non immaginava di diventare un giornalista) era arrivato ospite della famiglia Sammonds.

Un ricordo pescato nella memoria come la Madeleine di Proust: la lezione è che chi si sorprende oggi (a partire dal mondo della finanza, il Big Money che vive e gravita su Londra) per la Brexit, conosce poco l'Inghilterra. Londra non è l'Inghilterra: è una megalopoli globale, specie la City (che ha infatti ha votato compatta Remain, mentre i sobborghi delle Zone 6 e 7, di chi fatica ad arrivare a fine mese) . In provincia, tra gli inglesi della middle class, la Brexit cova da almeno 20 anni. Anzi la vera sorpresa è che la Brexit si arrivata tardi. Il malcontento degli inglesi per una Unione Europea ritenuta corrotta e inconcludente viene da molto lontano.

Radici storiche: gli inglesi si sentono diversi dall'Europa (la famosa battuta per cui quando la Manica è in tempesta dicono che il Continente è isolato), hanno fatto la Glorious Revolution nel 1600, senza spargere sangue. E un pizzico di nazionalismo snob: il contribuente di Sheffield pensa che i suoi soldi vadano a pagare i debiti delle cicale Italia, Spagna e Grecia. Che non se lo meritano. Chissà se Mister Sammonds oggi esulta per l'addio. Ma chissà se ha mai riflettuto sul fatto che senza la Ue sarebbero arrivati molti meno studenti. Anche a casa sua.

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