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Dopo Brexit, una rete di sicurezza «precauzionale»

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Dopo Brexit, una rete di sicurezza «precauzionale»

Foto Afp
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Una rete di sicurezza preventiva e ben solida. È quella che lo Stato Italiano, su autorizzazione di Bruxelles, avrà la possibilità di stendere sul sistema creditizio italiano, per garantire in ogni momento le esigenze di liquidità e attenuare le pressioni speculative sull’Italia. E d’ora in poi chi pensasse di scommettere contro l’Italia e contro i suoi risparmiatori, penalizzando le aziende di credito in borsa grazie all’occasione dell’instabilità da Brexit dovrà far bene i suoi conti, perché la possibilità di “vincere facile” non c’è più.

Il valore segnaletico delle misure autorizzate dalla Commissione Ue è assai consistente, anche se il Tesoro non conferma (ma neanche smentisce) l’ammontare dei 150 miliardi rimbalzato da fonti di stampa internazionale, come cifra teoricamente disponibile per le garanzie pubbliche. Lo schema precauzionale proposto dall’Italia e autorizzato fino al 31 dicembre 2016 - spiegano invece fonti di Via XX settembre - prevede che lo stato possa prestare la propria garanzia sul debito di banche solvibili a fronte di bond senior di nuova emissione. L’eventuale garanzia sarebbe quindi in capo al Tesoro.

Il sì della Commissione Ue riguarda casi specifici di deroga alla direttiva Ue sulle risoluzioni bancarie; il disco verde della Commissione implica inoltre che esso sia compatibile con la Comunicazione sugli aiuti di stato nel settore bancario del 10 luglio 2013.

Questo schema, si fa notare, mette il governo in condizioni di agire con prontezza nel caso di scenari finanziari avversi. Qualcosa di simile fu messo in campo dal governo Monti a dicembre del 2011: anche allora lo Stato concesse alle banche la possibilità di emettere obbligazioni con garanzia pubblica per far fronte ai problemi di liquidità. Solo che allora le aziende di credito erano già alle prese con forti problemi di liquidità (era l’epoca della forte divaricazione dello spread con la speculazione che si accaniva sui titoli del debito pubblico). Stavolta, invece, l’intervento è preventivo e precauzionale, per scoraggiare fantasie di conquista sul sistema creditizio.

Così, di fronte alle turbolenze dei mercati finanziari, il governo ha ritenuto opportuno utilizzare tutti gli scenari, anche i più improbabili, per essere pronto a intervenire a tutela dei risparmiatori. Lo stesso presidente del Consiglio Matteo Renzi, del resto aveva spiegato nei giorni scorsi che per ragioni di cautela il governo attrezza tutte le misure necessarie ad affrontare qualsiasi scenario, nonostante il fatto che al momento non si ravvisino le condizioni perché tali scenari possano realizzarsi. In pratica, viene messo fieno in cascina, e non è casuale che l’annuncio della Commissione Ue sia arrivato a mercati aperti. In tal modo, infatti, si dà alle aziende di credito una possibilità in più sul terreno della liquidità: i bond non sono convertibili in azioni e non sono utilizzabili, quindi, per garantire aumenti di capitale. Il sistema creditizio, d’altra parte, ha già messo in campo gli strumenti per fare fronte alle esigenze di rafforzamento patrimoniale e altro potrà essere fatto su questo terreno, vedi la prospettiva di Atlante due.

Inoltre, con riferimento al rischio Brexit, ambienti bancari fanno notare che l’esposizione diretta delle aziende di credito italiane rispetto al Regno Unito è davvero modesta, se la si raffronta a quella dei nostri partner: si tratta di 41 miliardi contro i 410 miliardi della Spagna i 369 della Germania e i 228 della Francia. Tuttavia, con l’emissione di bond con garanzia pubblica(che le banche pagheranno al Tesoro, così come avviene nel 2011, quando la fee era dell’1 per cento) le aziende di credito italiane avranno la possibilità di accedere direttamente al rifinanziamento in Bce (senza dover ricorrere al collaterale), nel caso fosse necessario. Lo schema avrà un costo seppur teorico per lo Stato: l’ammontare della garanzia eventualmente attivata, che avrà una finestra di 6 mesi, inciderà sul debito pubblico ma non sul deficit.

Lo schema “precauzionale” è già stato adottato per Cipro, per la Grecia per la Polonia e per il Portogallo dalla Commissione Ue. Non vi sono, per ora, commenti né da parte della potenziale controparte per le aziende di credito italiane, ovvero la Bce, né da parte di Bankitalia. Nel tardo pomeriggio di ieri, peraltro, c’è stato un incontro tra la presidente della Camera, Laura Boldrini, il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, e il Direttore Generale di via Nazionale, Salvatore Rossi. Il colloquio, iniziato verso le 19, è durato quasi un’ora e mezza. Al termine, i giornalisti hanno chiesto a Visco quali siano stati i contenuti del dialogo: «Abbiamo parlato di Europa, questo era un incontro già previsto da tempo, dalle considerazioni finali» della relazione annuale di Bankitalia. Si è parlato di banche?: «Abbiamo parlato solo di Europa- ha risposto il Governatore- è stato un incontro importante ma non sostanziale».

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