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Dossier Brexit, Gove e May d’accordo: nella Ue fino al 2017

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Brexit, Gove e May d’accordo: nella Ue fino al 2017

Michael Gove, in corsa per la premiership a Londra
Michael Gove, in corsa per la premiership a Londra

Brexit, ottavo giorno. Dopo le dimissioni di Cameron, e la rinuncia dell’ex sindaco di Londra Boris Johnson a succedergli, la corsa per diventare primo ministro brinannico e leader dei Tory è un affare fra due ex dell’esecutivo Cameron: il ministro della Giustizia Michael Gove e il ministro degli Interni Theresa May. Proprio Gove, esponente della destra del partito schierato con il fronte pro Brexit, oggi ha fatto un importante dichiarazione sui tempi, in questo senso in linea con quanto già detto da May.

Gove è d’accordo con la rivale May nel non prevedere di attivare nei prossimi mesi l'articolo 50 del Trattato di Lisbona per il divorzio formale dalla Ue dopo il responso del referendum popolare. Se ne parlerà nel 2017, ha detto: «Abbiamo bisogno di colloqui preliminari. Lo faremo quando saremo pronti». D'accordo con May anche sul no a elezioni anticipate in Gran Bretagna: si voterà nel 2020, per dare tempo al successore di Cameron di attuare un programma di governo aggiornato secondo le indicazioni emerse dal referendum. I due sono più perentori sull’immigrazione: promette lui: «Metterò fine alla libera circolazione», e annuncia maggiori controlli su immigrazione e riduzione del numero degli immigrati attraverso «un sistema di punti all'australiana». Chiarisce May: «il diritto degli europei di rimanere nel Regno Unito sarà oggetto dei negoziati».

Mentre oggi da Bruxelles, la commissaria del commercio Cecilia Malmstrom, ha ripetuto la posizione tedesca e dunque europea - prima la notifica, poi l’inizio dei negoziati - non è sicuro che la road map delineata sia da Gove sia da May risponda all’esortazione dei 27 e marcatamente del presidente Hollande - che ancora oggi ha ribadito «Brexit» non può essere cancellata o rinviata - e del premier Renzi che non vogliono un «prolungato periodo di incertezza».

In queste dichiarazioni ha certamente pesato non solo la palese mancanza di un piano su come traghettare il Paese fuori dal blocco dei 28 ma non è chiaro se si tiene conto dei ripetuti allarmi sull’economia britannica. L’ultimo dell’uscente cancelliere dello Scacchiere George Osborne secondo cui l’incertezza sui legami fra l’Isola e l’Ue peseranno molto sull’economia britannica che subito «un grosso shock negativo» - Osborne ha anche dichiarato oggi che ha abbandonato l’obiettivo di arrivare al pareggio di bilancio entro il 2020.

Andrà bene ai quasi ex partner europei aspettare altri sei mesi prima di iniziare i negoziati? Oggi al sito di Spiegel il ministro degli esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier ha detto «quello che ci aspettiamo da Londra, e velocemente, sono dei tempi certi su quanto i negoziati potrebbero iniziare e come i britannici prevedono questi negoziati». Ma come altri funzionari europei questa settimana, neanche il ministro tedesco ha voluto chiarire cosa vuol dire nello specifico «velocemente».

Se si va a guardare la partita interna britannica, invece, Gove subito dopo l’annuncio della sua autocandidatura a premier ha attaccato May perché, dice, adesso ci vuol un premier che ha sempre creduto in Brexit «come lui da 20 anni» e non come lei, che è stata un’esponente pur defilata del Remain. La decisione dento il partito verrà presa il 9 settembre.

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